È efficace il paragone, anche se un po' forte, che questo giornale il solo nel panorama nazionale ha fatto fra la risposta di Renzi di fronte all'eventuale interesse della magistratura per l'oscuro affare del petrolio «se mi vogliono interrogare vengano qui, io non mi muovo» e l'atteggiamento che Mussolini aveva tenuto dopo il delitto Matteotti, rivendicandone a sé la responsabilità. Non siamo più nel campo delle decisioni che ci si aspetta da un governo democratico che governi; siamo ben oltre, nella sfera della personalizzazione del potere e nell'arroganza personale che poco si addicono al presidente del Consiglio di una democrazia rappresentativa. L'avevo detto che se Renzi avesse le capacità politiche e di manipolazione che Mussolini aveva mostrato nel 1922, e le circostanze internazionali gli fossero favorevoli, saremmo già al regime... E i fatti mi stanno, purtroppo, dando ragione. Anche chi non è apertamente contrario a questo andazzo, se ne sta rincattucciato nel proprio angolo guardandosi bene dall'aprire bocca... Un Paese senza opposizione, senza, salvo eccezioni, una voce che parli senza timori dei pericoli che comporta e un sistema informativo libero e aperto, è destinato alla rovina.
Dopo aver messo a tacere la stampa, minacciando di chiedere la testa dei direttori che non allineano i loro giornali, e aver occupato la Rai, il presidente del Consiglio non nasconde palesemente di sentirsi, e di comportarsi, come padrone del Paese. Non è stato eletto, ha avuto, finora, il tacito sostegno della maggioranza degli italiani, delusi dai governi precedenti; si avvia a vincere il referendum sulle (poche) cose che ha fatto, tutte nella prospettiva di trarne personali vantaggi elettorali. Perché non dovrebbe esserne soddisfatto? Se mai, se c'è qualcuno che non dovrebbe esserlo sono gli italiani, data l'aria che tira e che contavano su di lui come rottamatore di una tradizione di compromissione governativa, ma che constatano che poco o nulla è cambiato. Si sta facendo passare per decisionismo - anche grazie alla complicità di una parte del sistema informativo - la paralisi del governo non solo nei confronti dell'opposizione di centrodestra che, per parte sua, pare paralizzato, ma anche dell'opposizione interna alla stessa maggioranza. Ci toccherà rimpiangere Bersani e i suoi, anche se parte della responsabilità della situazione in cui ci troviamo è loro e del presidente della Repubblica che appartiene allo stesso Pd.
Il Paese è alla deriva.
L'economia non riparte, il governo pare un comitato d'affari impegnato ad arricchire ministri e loro familiari, la disoccupazione è agli stessi livelli cui Renzi l'ha trovata; in Europa, conta come il due di picche e nel mondo è a rimorchio degli Stati Uniti. Come andrà a finire? Se non provvederanno gli elettori alle prossime votazioni, che il buon Dio ci assista!piero.ostellino@ilgiornale.it
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