Duello sugli immigrati. Matteo: Boeri vive su Marte

Il presidente Inps: gli stranieri ci pagano le pensioni. Il leader leghista lo sfiducia via Twitter

Duello sugli immigrati. Matteo: Boeri vive su Marte

Roma Le sfuriate via social di Matteo Salvini non hanno intaccato le certezze di Tito Boeri, presidente dell'Inps che ieri ha presentato la relazione annuale dell'istituto di previdenza proprio partendo dal tema immigrazione. «Abbiamo bisogno di immigrati regolari che fin da subito paghino i contributi», ha detto ponendo l'accento sul combinato disposto di calo della natalità e invecchiamento demografico che porterà ulteriori squilibri al sistema pensionistico (l'anno scorso il rosso dell'Inps è stato di 7 miliardi). «Questa è una verità incontrovertibile: i dati dicono questo e con questi dati bisogna avere a che fare», ha aggiunto tacciando di «disinformazione sistematica» su questo argomento, facendo così imbufalire ancor di più il ministro dell'Interno. «Il presidente dell'Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?», ha replicato Salvini. Il vicepremier Luigi Di Maio, però, l'ha difeso: «Su un tema lavoreremo molto bene, è quello dei vitalizi e delle pensioni d'oro», ha affermato il ministro del Lavoro.

Il numero uno dell'Inps non ha risparmiato critiche nemmeno sulla proposta di superamento della legge Fornero con l'istituzione di «quota 100». Una simile modifica, ha specificato, «costa fino a 20 miliardi all'anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi annui, mentre quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall'età costa fino a 8 miliardi». L'unico spiraglio che ha lasciato aperto è quello relativo agli strumenti utilizzati finora: cioè il sistema di salvaguardie per flessibilizzare l'uscita di alcune categorie di lavoratori.

Non meno tenero Boeri è stato nei riguardi del decreto dignità varato dal ministro del Lavoro Di Maio che con il presidente Inps interpreta il ruolo del «poliziotto buono». La reintroduzione delle causali per i contratti a termine è «un forte appesantimento burocratico» che scoraggia la creazione di lavoro soprattutto nelle piccole imprese. «Meglio aumentare i contributi sociali di questi contratti ad ogni proroga», ha sottolineato. L'unico spiraglio di dialogo con la Lega è il ripristino dei voucher. «Meno di un terzo dei voucher utilizzati nel 2016 è stato sostituito nel 2017 con contratti di lavoro dipendente a termine», ha rimarcato ricordando che «il resto non è stato sostituito del tutto oppure lo è stato parzialmente con lavoro autonomo oppure con lavoro nero». Spigolature che hanno fatto infuriare la Cgil, autrice nascosta del dl Dignità.

L'unica misura che ha fatto entusiasmare l'algido presidente Inps è stata il reddito di

inclusione dei governi Renzi e Gentiloni. «È uno strumento utile perché guarda unicamente al reddito e al patrimonio delle famiglie», ha chiosato precisando che «aggiungendo 6 miliardi raggiungeremmo l'85% delle famiglie povere».

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