Mentre il mondo tiene il fiato sospeso per l'uragano Irma e i nuovi disastri che potrebbe fare anche in Florida, da Cuba le notizie che arrivano sono disarmanti. E mostrano per l'ennesima volta che anche di fronte ad un disastro naturale la dittatura prende il sopravvento. Nell'isola dei Castro, infatti, sono stati arrestati due giornalisti cubani colpevoli solo di fare il loro lavoro. Cioè documentare come la popolazione si stesse realmente preparando all'uragano. È bastato questo perché Carlo Alejandro Rodríguez e Maykel González fossero arrestati mentre realizzavano interviste alla popolazione locale di Isabela de Sagua, in quel di Villa Clara. A determinare l'arresto il secondo segretario del partito comunista cubano del comune che ha pensato bene di farli finire in gattabuia sequestrando loro macchine fotografiche e blocnotes. E così mentre il regime castrista si preoccupa di diffondere nel mondo le foto dei suoi delfini pronti all'evacuazione, con l'arresto dei due giornalisti si comprende chiaramente come non si voglia far sapere quello che anche i turisti vedono con i loro occhi. E cioè che a Cuba le case sono fatiscenti, prive di manutenzioni, rattoppate alla bell'e meglio. Lasciate cadere a pezzi, da un regime che ha condannato il suo popolo alla miseria più nera. Non c'è dubbio che Irma lascerà distruzione a Cuba, soprattutto nelle zone più remote e meno «nobili», ma non ci saranno ong a raccontarlo né agenzie dell'Onu a lanciare appelli. Tutte preoccupate invece a denunciare il disastro lasciato da Irma a Barbuda e alle Virgin islands, senza però una menzione al fatto che queste perle dei Caraibi sono diventate da tempo il paradiso fiscale dei più potenti del mondo - che lì nascondono i loro miliardi e costruiscono ville - mentre il resto della popolazione vive nella miseria più nera, come confermato dai bassissimi indici di sviluppo umano. Diventando così il target predestinato degli uragani. E fa effetto vedere sulle sue reti sociali il multimiliardario Richard Branson - il fondatore della Virgin e che vive alle Virgin Islands - prima fotografarsi al tramonto nella terrazza della sua villa con un gruppo di persone «aspettando Irma» per immortalare poi il suo bel bunker dove si era ritirato per l'uragano. E poi, infine, vederlo prodigo di aiuti per la popolazione locale colpita. Che non viveva nella sua villa ma in baracche di lamiera.
E così a farne le spese continuano ad essere i poveri, oppressi o da regimi dittatoriali o dal potere dei soldi dei super ricchi.
Servirebbero - oltre al bla bla bla sui cambiamenti del clima - piani seri di prevenzione agli uragani. A partire dalla costruzione di case adeguate. Alle Bahamas - che pure sono paradiso fiscale ma dove le costruzioni sono state realizzate con criteri antiuragano -i danni alle case e alle persone sono stati minimi.
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