La Polonia è arrabbiata e offesa. E manda i suoi poliziotti a coordinarsi con quelli italiani che stanno conducendo le indagini sullo stupro e le violenze compiute nella notte tra venerdì e sabato scorsi su una spiaggia di Rimini ai danni di due suoi cittadini. «Non lasceremo questa cosa agli italiani. Vogliamo portare in Polonia questi criminali e sbatterli nelle nostre prigioni», ha detto al quotidiano Rzeczpospolita il viceministro della Giustizia Patryk Jaki.
Praticamente un «commissariamento», anche se nessuno la metterà giù così. Burocraticamente si parla dell'invio di un team investigativo da Varsavia «per aiutare la polizia e la magistratura italiana» a catturare i «carnefici, autori di un crimine tanto barbaro». Ma l'impressione è che in Polonia non si fidino troppo dell'operato dei nostri investigatori. Lo stupro è avvenuto quattro giorni fa, gli indizi sono molti (i video delle telecamere installate nei negozi della zona, le impronte digitali trovate sulla bottiglia con cui è stato ferito l'amico della ragazza stuprata, il dna trovato su indumenti e altri oggetti, la descrizione piuttosto precisa fornita dalle vittime dell'aggressione) e i giornali scrivono ogni giorno che i mostri del bagno 130 stanno per essere catturati. Ma questo non è ancora avvenuto. E chissà che alla polizia polacca qualcuno non abbia raccontato di Igor Vaclavic, detto «Igor il russo», il killer dell'Est Europa che ai primi di aprile a Budrio, a un centinaio di chilometri da Rimini, uccise un barista e qualche giorno dopo una guardia forestale. Per lui venne ingaggiata una gigantesca caccia all'uomo con l'invio da Vibo Valentia anche dello Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, specializzato nella caccia a latitanti e rapiti. Di Igor si possedeva anche un preciso identikit, ma non venne mai trovato e qualche mese dopo le sue ricerche vennero sospese: una resa che forse preoccupa le autorità di Varsavia, che vogliono vedere i quattro stupratori nordafricani in galera al più presto.
Per questo il ministro della Giustizia, il procuratore generale Zbigniew Ziobro, ha mandato in missione da ieri in Romagna uomini della procura distrettuale di Varsavia, che sullo stupro di Rimini ha aperto un'inchiesta. «Abbiamo previsto azioni specifiche in cui saremo chiamati a partecipare - ha detto ieri il Guardasigilli polacco nel corso di una conferenza stampa - e la controparte italiana è pienamente disposta a collaborare con noi. Lavoreremo insieme per catturare quei criminali pericolosi che vogliamo siano puniti severamente». Secondo Ziobro non c'è nulla di strano se la polizia polacca lavora al caso di Rimini. «Lo stato polacco e i suoi servizi devono intervenire anche nel caso in cui i nostri connazionali subiscono danni all'estero», ha detto il ministro.
L'opinione pubblica polacca è rimasta molto colpita dallo stupro
di Rimini. I giornali stanno seguendo con grande attenzione la vicenda, quotidiani e televisioni hanno mandato inviati e troupe, che raccontano ai polacchi un'Italia che non vorremmo far conoscere: insicura e irresoluta.
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