Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede con un unico ddl delega lancia il piano per la riforma della Giustizia. Il Guiardasigilli di fatto ha proposto diverse modifiche che interverranno sul processo civile e su quello penale, ma anche sulla materia di ordinamento giudiziario e Csm. Su questo piano va sottolienato che la riforma arriva in un momento molto dleicato della Giustizia con il caos delle procure e nel giorno in cui Palamara viene sospeso dal Csm. Per quanto riguara le nomine, il piano allo studio del ministro Bonafede introduce "l’obbligo di audizione dei candidati, dei rappresentanti dell’avvocatura, dei magistrati e dei dirigenti amministrativi assegnati all’ufficio giudiziario di provenienza dei candidati e di specifica considerazione degli esiti di tali audizioni nell’ambito della valutazione complessiva".
Nella nuova Giustizia che ha in mente Bonafede c'è spazio per una nuova figura, quella del "magistrato coordinatore" che viene designato alla guida dell'ufficio giudiziario tra i magistrati del suo stesso ufficio. Nella riforma c'è anche un altro aspetto che va considerato. Il rapporto tra toghe e politica. In questi ultimi anni diversi magistrati hanno abbandonato l'impegno in magistratura per trovare conforto nelle urne. Ma con il piano di Bonafede non sarà più possibile il ritorno in tribunale: "Precludere il rientro nei ruoli organici della magistratura ordinaria» alla toga che, entrata in politica, abbia ricoperto la carica di parlamentare nazionale o europeo, di componente del Governo, di consigliere regionale o provinciale nelle Province autonome di Trento e Bolzano, di sindaco in Comuni con più di 100 mila abitanti".
Ma c'è di più: il magistrato che va in aspettativa per candidarsi ma non viene eletto, resta collocato "per 5 anni" in un ruolo nella Pubblica Amministrazione: al termine di tale periodo potrà tornare in magistratura, ma in un ufficio di distretto "diverso da quello nel quale ha presentato la candidatura".
Infine, sempre la bozza preparata dal ministro Bonafede interviene anche sui magistrati collocati fuori ruolo per assumere incarichi presso la presidenza del Consiglio o nei ministeri o, ancora, nelle Giunte regionali: questi giudici "non possono fare domanda per accedere a incarichi direttivi per un numero di anni non inferiore a due". Ora la riforma dovrà essere discussa anche con la Lega. E non è escluso che su un tema così delicato come la Giustizia possa esserci un confronto acceso tra le due anime del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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