È in arrivo una lenzuolata di liberalizzazioni, come in italia non se ne vedevano da tempo. Il ministro delle Attività produttive le aveva annunciate alla fine del 2014 come il provvedimento di punta del dicastero per l'anno successivo. In questi giorni, mentre la politica è distratta dall'elezione del presidente della Repubblica, si stanno mettendo a punto i testi. E se le bozze verranno confermate, non mancheranno proteste e pressioni da parte delle tante categorie interessate.
Una versione preliminare è stata pubblicata nei giorni scorsi da Formiche.net . Ed è passata quasi inosservata, se si fa eccezione per le associazioni dei tassisti, particolarmente preoccupate per i contenuti.
In particolare vengono abrogate le norme approvate negli anni Novanta che limitavano l'operatività dei taxi e auto a noleggio con conducente nei comuni che hanno rilasciato l'autorizzazione. Abrogata anche un'altra norma che ai tempi della precedente lenzuolata di liberalizzazioni rappresentò un compromesso, perché dava ai sindaci il potere di decidere come regolamentare l'accesso nel loro territorio a vetture con conducente autorizzate da altri comuni.
Abrogato anche l'obbligo per le auto Ncc di ricevere prenotazioni solo presso l'autorimessa. Una misura che sembra ritagliata apposta per servizi tipo Uber, applicazioni che sostituiscono le prenotazioni via radio e telefono dei taxi tradizionali. Abrogato l'obbligo di avere una rimessa nel comune dove le auto con autista operano.
Si tratta di una bozza che recepisce le indicazioni dell'Antitrust, scrive il sito Formiche .net. E fonti del ministero confermano. Tutto è molto preliminare, deve passare per il vaglio del ministro e, soprattutto, per quello del presidente del Consiglio Matteo Renzi che, visto il clima politico, potrebbe ammorbidirne i contenuti. Anche perché le associazioni dei tassisti sono sul piede di guerra. Uritaxi, che con le sue proteste riuscì a bloccare i precedenti tentativi nei giorni scorsi, proprio sull'onda della pubblicazione della bozza, ha convocato un'assemblea il 3 febbraio sul piano.
Sul piede di guerra anche le farmacie. Federfarma ha avviato un confronto con il governo e il ministro Guidi ha assicurato che i rilievi della categoria verranno presi in considerazione. La bozza dà alle parafarmacie la possibilità di vendere in alcuni casi farmaci di fascia C. Quelli cioè, che non sono salvavita, ma per i quali è comunque necessario il certificato medico. Poi viene aumentato il numero delle farmacie, abbassando il numero massimo di abitanti per consentire l'apertura, che passa da 3.300 a 1.500.
Poi, sempre in ambito sanitario, un alleggerimento dei vincoli per i privati che vogliano aprire strutture non convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. Lo strumento è una limitazione dei piani sanitari regionali.
Ce n'è anche per l'avvocatura e per il notariato. Il numero e la residenza dei notai per ciascun distretto viene sempre determinato con decreto del ministro della Giustizia e l'indicazione dei 7.000 abitanti per ogni notaio, da limite massimo diventa limite minimo. Poi un corposo capitolo sulle assicurazioni.
Il piano del governo tocca anche l'editoria e persino i parrucchieri, con un alleggerimento dei requisiti di formazione previsti dalla legge in vigore (900 ore di lezione invece di due anni e sei mesi di pratica invece di un anno) e l'introduzione della possibilità per un acconciatore di affittare una poltrona in un negozio di un altro, a patto che sia abilitato.
Un assaggio di un'ulteriore liberalizzazione delle professioni che diventerà prima o poi anche un tema europeo. Ma anche una sfida per Renzi, che dovrà fare passare un piatto indigesto a molti interessi ben rappresentati nella sua maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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