L'effetto Barcellona si fa immediatamente sentire. Più del caldo torrido che non accenna a diminuire, o del fatto che tanta gente avrà preferito andare al mare piuttosto che rimanere in città. Molto probabilmente è invece stata la paura di nuovi attacchi terroristici, questa volta in Italia, così come annunciato dall'Isis ad affacciarsi ieri a Roma. Un dato è comunque certo. Ieri, per il tradizionale Angelus domenicale, piazza San Pietro era quasi vuota. La gendarmeria vaticana ha parlato di diecimila fedeli, uno dei numeri più bassi finora registrato dall'inizio del Pontificato di Francesco. E pensare che solamente pochi giorni prima, il 15 agosto per la festa dell'Assunta i fedeli erano stati il doppio, oltre 20mila pellegrini.
Il dimezzamento delle presenze si può ricondurre a diversi fattori, ma quasi certamente la paura del terrorismo con ancora vive negli occhi le immagini del sangue versato a Barcellona deve aver scoraggiato molti fedeli.
Intorno alla piazza vaticana i controlli restano serrati, l'allerta è massima. Poliziotti e gendarmi schierati, cecchini sui tetti nei palazzi intorno all'area, agenti in borghese mescolati tra la folla. E l'intelligence che lavora dietro le quinte. La tensione si avverte subito. Controlli con i metal detector per accedere a San Pietro e grandi vasi di cemento impediscono l'accesso alle auto da via della Conciliazione. Misure di sicurezza già presenti da tempo, ma dopo il recente attentato di Barcellona il livello nei luoghi di maggiore affluenza e aggregazione è ulteriormente cresciuto. E ieri l'Angelus di Papa Francesco ha rappresentato il primo banco di prova in tema di sicurezza e il primo grande appuntamento pubblico dopo gli attentati in Catalogna.
Il pensiero del Pontefice argentino è andato come era immaginabile alle vittime dei recenti attentati. «Nei nostri cuori portiamo il dolore per gli atti terroristici che, in questi ultimi giorni, hanno causato numerose vittime, in Burkina Faso, in Spagna e in Finlandia. Preghiamo per tutti i defunti, per i feriti e per i loro familiari ha detto il Papa - e supplichiamo il Signore, Dio di misericordia e di pace, di liberare il mondo da questa disumana violenza». Già due giorni fa, all'indomani dell'attacco della Rambla, Bergoglio aveva twittato la sua condanna: «La violenza cieca del terrorismo non trovi più spazio nel mondo», aveva scritto.
Sul tema è intervenuto anche il cardinale Pietro Parolin in missione in Russia secondo cui il terrorismo è un pericolo che «va affrontato» ma occorre fare attenzione «alle eventuali modalità di intervento, al fine di evitare che azioni di forza inneschino a loro volta nuove spirali di violenza». Per il Vaticano tuttavia il livello di allerta non cambia. «Non abbiamo incrementato le misure di sicurezza ha detto la vicedirettrice della sala stampa della Santa Sede, la spagnola Paloma Garcia Ovejero - perché, da noi, è già molto forte la vigilanza. San Pietro è sempre protetta e via della Conciliazione rimane chiusa al traffico». Tuttavia non sono mancati casi, seppure rari e per fortuna finiti bene, che hanno messo alla prova la sicurezza vaticana.
Come quello del settembre dello scorso anno, nel pieno del Giubileo straordinario della Misericordia, quando un'auto ha sfondato le transenne, facendo irruzione in piazza. Immediatamente bloccato dalla polizia, l'uomo è risultato in cura presso un centro di salute mentale. In quell'occasione, tanta paura, ma nessun allarme sicurezza.
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