Errani, l'uomo del sisma distratto dalle scosse Pd

La Ditta chiama: e così il commissario per la ricostruzione sale sul carro degli anti Renzi

Errani, l'uomo del sisma distratto dalle scosse Pd

Dal terremoto del Centro Italia a quello del Pd, Vasco Errani è uno che ama gli scossoni. Le ultime spallate sono un sussultorio di quarto grado per il governo: da un lato le frasi, non si sa quanto rubate e quanto fatte circolare di proposito, sulle esasperanti lentezze nella ricostruzione; dall'altro l'abbandono del partito in nome del rapporto con Pier Luigi Bersani, il garante della Ditta. Uno è un Rosso Antico, l'altro un Vecchia Romagna, ed entrambi non ne possono più degli spritz renziani a bassa gradazione di sinistra.

Errani, nato a Massa Lombarda (Ravenna), non c'entra nulla con il Pd liquido, leopoldesco, leaderistico e filo-verdiniano di Matteo Renzi. Lui è uno dei simboli della triangolazione d'affari tra partito, giunte rosse e coop; uno che nemmeno col Maalox può digerire l'abolizione dell'articolo 18 e la cancellazione delle tasse sulla prima casa. Può chiudere gli occhi e tacere in ossequio alla disciplina di partito, ma anche la gastrite del compagno Vasco ha un limite.

Doveva avere un risarcimento dopo le dimissioni da governatore dell'Emilia Romagna per lo scandalo Terremerse. Una rinuncia imposta dal corso giustizialista del Pd. Sperava di fare il ministro, o il vice, o il sottosegretario. È finito commissario per la ricostruzione, costretto ad apparire in tv con il giaccone slacciato di chi lavora e la faccia triste di chi non batte chiodo. L'emergenza del Centro Italia si sta rivelando troppo impegnativa anche per un osso duro come lui.

Così anche Errani è salito sul carro di chi protesta contro il governo, lento e inaffidabile nella ricostruzione. E magari dedica qualche attenzione in più alle liti interne al Pd e al nuovo soggetto politico di cui sarà tra i protagonisti. Perché le sue doti organizzative fanno comodo a Bersani, Rossi e Speranza. La Ditta ha bisogno di luogotenenti affidabili e che non abbiano scheletri negli armadi.

I propri armadi Errani li ha vuotati da tempo. Era al terzo mandato da governatore regionale, uno strappo alle regole del Pd renziano. In pochi mesi si è scatenata la tempesta perfetta. È scoppiato lo scandalo dei rimborsi pazzi dei consiglieri regionali, Pd compresi: le sentenze hanno ridimensionato le accuse iniziali, ma anche Vasco ha assaggiato il tritacarne giudiziario che non aspetta il verdetto per condannarti. I pm bolognesi hanno indagato sulle auto blu della giunta e sui premi di produttività (tre milioni) versati a 184 dirigenti. Qualche polemica si è addensata sulla ricostruzione dopo il sisma emiliano del 2012.

Ma il guaio più grosso è stato la sentenza d'appello sul caso Terremerse, lo scandalo (denunciato nel 2009 dal Giornale) del finanziamento regionale di un milione di euro concesso alla cooperativa di cui era presidente il fratello maggiore di Vasco Errani, Giovanni. Assolto in primo grado da un gup di Magistratura democratica, Errani jr è stato condannato in appello per falso ideologico, con conseguenti stizzite dimissioni.

La Cassazione ha poi annullato la sentenza di secondo grado ordinando un nuovo processo d'appello, dal quale Vasco è uscito assolto. Si è consolato in parte quando ha cominciato a incassare il vitalizio per i 19 anni e 8 mesi passati in regione: un assegno mensile lordo di 4.125 euro.

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