L'Italia corre il serio rischio di trovarsi tra agosto e settembre al centro di una migrazione dai contorni biblici. Si parla di almeno mezzo milione di persone in viaggio dalla Libia verso le coste italiane. L'allerta è stata lanciata dal ministro degli Esteri dell'Uganda Kirunda Kivejinja e trova conferme in uno studio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. «La chiusura dei campi profughi in Kenya provocherà l'arrivo nel Mediterraneo, e soprattutto in Italia, di almeno 600mila persone entro pochi mesi».
Che sarà un'estate particolarmente calda per gli sbarchi lo confida Kivejinja, che con i suoi 81 anni, è il decano dei politici dell'Africa nera. Ex docente di storia all'università di Kampala, era balzato agli onori delle cronache nel febbraio del 2013, quando al congresso dell'Unione Africana di Addis Abeba aveva denunciato (molto prima che scoppiasse lo scandalo) i finanziamenti concessi sottobanco dal Qatar ai Fratelli Musulmani dell'Egitto, alla guida spirituale Mohamed Badie e all'allora presidente Morsi. A destare preoccupazione è la decisione del governo del Kenya di chiudere i campi profughi di Dadaab e Kakuma, i più grandi al mondo, che ospitano centinaia di migliaia di rifugiati somali e sudanesi. La decisione è stata condannata dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e per i rifugiati, sia interne che internazionali, ma il presidente keniota Uhuru Kenyatta non sembra in vena di ripensamenti. Il campo di Dadaab, che ospita circa 350mila rifugiati provenienti dalla Somalia, è ritenuto un rischio per la sicurezza del Kenya, che teme l'infiltrazione di estremisti islamici di Al Shabaab e il contrabbando di armi.
Secondo il governo di Nairobi i jihadisti somali avrebbero progettato, proprio da Dadaab, tre attacchi in larga scala, uno dei quali portato a termine: il massacro al campus di Garissa di un anno fa (147 studenti trucidati). «Con la chiusura dei campi, migliaia di disperati percorreranno la rotta a nord verso la Libia - continua Kivejinja - tra loro ci sono decine di jihadisti. Il Kenya lo sa bene e non vede l'ora di sbarazzarsene». L'altro campo, quello di Kakuma, ospita oltre 220 mila persone, prevalentemente in fuga dalla guerra civile che si sta consumando nel Sud Sudan. Le rivelazioni del ministro degli Esteri ugandese fanno il paio con il recente studio dell'Unhcr, secondo il quale l'Italia ha soppiantato la Grecia nel triste record di sbarchi, e la situazione è destinata a peggiorare.
Nel solo mese di aprile 9.149 migranti hanno raggiunto le coste italiane contro i 3.462 approdati in Grecia. Un mese prima 26.971 erano sbarcati in Grecia, e solo, si fa per dire, 9.676 sulle nostre coste. Sono gli effetti degli accordi siglati il 20 marzo tra l'Unione europea e la Turchia: il testo prevede che tutti i nuovi migranti irregolari, in viaggio dalla Turchia verso le isole greche, vengano ripresi da Ankara. Sono per lo più rifugiati e disperati provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan. I richiedenti asilo che si fanno strada attraverso il Mediterraneo e l'Italia arrivano invece in prevalenza da Nigeria, Gambia, Somalia, Eritrea e altre nazioni dell'Africa sub-sahariana.
È un assaggio di quello che potrebbe accadere in piena estate dopo la chiusura dei campi in Kenya. L'Alto commissariato, in una nota, fa appello al governo del Kenya affinché «riconsideri questa decisione ed eviti di intraprendere azioni che potrebbero essere in disaccordo con gli obblighi internazionali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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