Anche se per un ignoto esponente del governo, domenica a Laterina c'erano solo «poche decine di sfigati» e il Tg3 regionale ha bollato la manifestazione dei risparmiatori truffati da Banca Etruria come «l'ennesima contestazione contro Renzi del Movimento cinque stelle», quei grezzi obbligazionisti, quei grotteschi fischietti, quelle ridicole magliettine e quegli insignificanti striscioni, a qualcosa sono serviti.
Lo studio legale Antonio Iezzi di Viterbo, ha deciso di muovere un'azione giudiziaria civile contro tutti i responsabili di questo inganno. Amministratori, funzionari e anche ministri. Parte la prima class action all'americana mai mossa sul caso Etruria per aiutare i risparmiatori. Una sorta di caso alla Erin Brockovich in chiave aretina dove a fare la parte di Julia Roberts è l'avvocato Valentina Napoleoni: «Vogliamo far conseguire agli obbligazionisti e azionisti che sono stati truffati un risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale ai sensi degli articoli 2043 e 2059». Non ci sono limiti, possono partecipare tutti e più saranno più forza avranno. Il mandato verrà formalizzato questa settimana dopo un incontro con le associazioni nel quale verrà vagliata la richiesta danni ed esposti rischi e costi. Pochi in verità. Lo studio lavorerà gratuitamente «per una ragione di giustizia, faremo pagare solo le spese vive, e qualora la causa andasse a buon fine il 20% del risarcimento verrà devoluto allo studio. Nell'ipotesi di perdita si ripartisce le spese giudiziarie fra tutti. Chiederemo una somma molto alta».
Secondo i legali «i presupposti per questo tipo di danno ci sono eccome: c'è un nesso indiscutibile di causa effetto ed evidenti profili di responsabilità nei confronti degli intermediari ovvero coloro che hanno dato informazioni sbagliate, omesse o errate ai risparmiatori». Ma secondo i legali ci sono anche gli estremi per sollevare una questione di illegittimità costituzionale del decreto del governo nella misura in cui viola gli articoli che tutelano il risparmio. «Potremo portare il caso davanti alla Corte costituzionale e se occorre davanti alla Corte di giustizia europea».
L'iniziativa dello studio Iezzi arriva da un articolo di Francesco Forte sul Giornale, docente di Politica economica e di Scienza delle finanze, ex ministro ed editorialista economico su questo quotidiano. Il professore, nominato perito dallo studio viterbese, lega il caso Etruria alla responsabilità ex-delicto, ovvero il principio in virtù del quale la lesione di un diritto soggettivo obbliga l'autore della lesione, che ha agito con dolo o colpa, a risarcire i danni. «Ad imbrogliare i risparmiatori - spiega Forte - può essere stato sia il cda sia l'impiegato: la mia tesi è che l'impiegato abbia agito su ordine del cda per cui si tratta di un reato con l'aggravante dell'associazione per delinquere. Per questo ho suggerito questa class action: un'azione civile in relazione al fatto che chiunque ha subito un danno ingiusto ha diritto ad essere risarcito. Si può dimostrare che non sia stata colpa degli obbligazionisti ma anzi siano le vittime».
Insomma, un po' di fastidio lo devono aver pur dato quei rozzi risparmiatori se il nuovo prete di Laterina non li ha voluti benedire, svignandosela dalla sacrestia.
Il buon don Mario per averlo fatto il 28 febbraio è stato rimosso dal vescovo. Qualche seccatura la devono aver pur data se il nuovo questore Bruno Failla, ha pensato di inviare agenti in assetto antisommossa e digos per difendere la ministra. Che si era tappata in casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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