Euro, il dietrofront di Di Maio

Il grillino rinnega se stesso: "Non è più il momento di uscire dall'euro". E sul post voto: "Senza il 40% mi rivolgerò ad altri gruppi"

Euro, il dietrofront di Di Maio

Contrordine, grillini. L'uscita dell'euro non è più una priorità, anzi non serve proprio. Luigi Di Maio, ospite a Porta a Porta (trasmissione che il Movimento 5 Stelle ha chiesto di chiudere per la campagna elettorale), rinnega se stesso. "Io non credo sia più il momento per l'Italia di uscire dall'euro perché l'asse franco-tedesco non è più così forte, e spero di non arrivare al referendum sull'euro che comunque per me sarebbe un'estrema ratio", ha dichiarato il candidato premier pentastellato.

Che poi ha aggiunto: "Noi diamo 20 miliardi di euro alla Ue, dobbiamo contare e andare a quei tavoli per cambiare le regole". Neanche un mese fa, Di Maio aveva detto l'opposto: "Se si dovesse arrivare al referendum è chiaro che io voterei per l’uscita, perché significherebbe che l’Europa non ci ha ascoltato".

Poi, in merito al post-elezioni, il grillini ha spiegato: "Il nostro appello sul programma sarà ai gruppi politici, non ai singoli parlamentari: non stimolo e non voglio cambi di casacca. Chi sarà favorevole quella sera, parteciperà a degli incontri pubblici, trasparenti sul nostro programma di governo". Insomma, qualora i Cinquestelle non raggiungessero il 40% ma fossero comunque primi, allora si aprirebbe il tavolo delle alleanze. Poi l'avvertimento al capo dello Stato: "Io credo che il Presidente della Repubblica debba dare l'incarico a chi ha una maggioranza".

Per quanto riguarda il caso rifiuti a Roma, Di Maio si è scagliato contro i governatori del Pd rei - a suo dire - di usare la Capitale per fare campagna elettorale.

"La regione Emilia ha un costo di 180 euro a tonnellata, l’Abruzzo di 1590 euro a tonnellata. Noi per far risparmiare i romani scegliamo la Regione che ha meno costi. I presidenti di Emilia, Abruzzo e Lazio sono dello stesso partito, usano i romani per la campagna elettorali".

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