Ex magistrati, avvocati, testimoni di giustizia, simboli dell'antimafia ma non solo. Imprenditori, ricercatori, docenti. Con una caratteristica comune agli occhi dei vertici pentastellati in queste ore impegnati a definire i contorni della nuova classe dirigente grillina: essere paladini della legalità. Condizione necessaria a puntellare l'immagine giustizialista del Movimento degli inizi, quando non c'erano ancora sindaci indagati e avvisi di garanzia a costringere il non partito a fare i conti con la realtà. Senza scomodare celebri giudici e pm, da Davigo a Di Matteo, si cercano nel calderone della giustizia i profili più rappresentativi della società civile che combatte contro la corruzione, l'illegalità, la criminalità organizzata. Personalità scomode al potere da esibire come prova dello spirito incorruttibile e anti casta del Movimento.
Nel collegio uninominale in Piemonte Luigi Di Maio arruola Pino Masciari, imprenditore originario di Catanzaro, dal 1997 sottoposto a un programma di protezione insieme alla famiglia per aver denunciato la ndrangheta ed essersi ribellato alle cosche. Accanto al suo, spunta il nome di un altro calabrese, altro testimone di giustizia, anche lui imprenditore. Gaetano Saffioti potrebbe correre nel collegio di Reggio-Gioia Tauro, ma non ha ancora sciolto le riserve. Alle spalle un'impresa di costruzioni e richieste di estorsione poi diventate minacce: Saffioti con le sue denunce ha mandato in carcere decine di esponenti delle famiglie mafiose e per questo da 16 anni vive sotto scorta. In Sicilia gli occhi sono puntati su un'icona eccellente della lotta alla mafia: una donna, testimone di giustizia, la prima in assoluto in Italia. Da vedova di un mafioso a collaboratrice di Paolo Borsellino: Piera Aiello. Fin qui uomini e donne simboli dell'antimafia. Ma la selezione si allarga a chi combatte le irregolarità che vanno dall'ambiente alle università. E il fil rouge nella ricerca è lo stesso: profili che si siano distinti contro le ingiustizie e per questo, spesso, vessati. Dalla Calabria arriva l'eco della potenziale candidatura dell'archeologa Margherita Corrado, in prima linea per la difesa dei beni culturali dalla cementificazione selvaggia. Ostracizzata sul posto di lavoro dopo aver raccontato, davanti alle telecamere delle Iene le modalità seguite nella realizzazione dello stadio di Crotone, potrebbe correre per il Senato. A entrare in lista un altro candidato, contattato in questi giorni dai cinque stelle, che aveva denunciato lo scandalo dei concorsi ad personam all'Università di Tor Vergata e per questo finito nel mirino del rettore: il chirurgo Pierpaolo Sileri dovrebbe figurare nel collegio uninominale di Roma. Niente da fare invece per il suo collega, un altro ricercatore, Giuliano Gruner, che con lui aveva scoperchiato le irregolarità dei bandi nello stesso ateneo, in questo caso a Giurisprudenza. L'avvocato della lotta ai baroni universitari che aveva rivelato tutto alle Iene, era comparso nei giorni scorsi addirittura in un video sul blog, salvo poi essere sacrificato sull'altare di una guerra incrociata tra gruppi nel comune di Civitavecchia, amministrato dai grillini. Con una lettera, si è ritirato dalla corsa.
In Emilia Romagna un altro uomo di legge, l'avvocato David Zanforlini, tra i relatori del rapporto «Ecomafia 2017» e presidente nazionale dei centri di azione
giuridica di Legambiente, sarà in corsa per la Camera. Per il Senato, a Ferrara, Di Maio schiera un ex magistrato, ex Pretore a Imola e ora, anche lui, avvocato: Ezio Roi, già in campo per il No al referendum Costituzionale.
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