In corsa come premier per una giornata, poi in prima fila per la poltrona oggi occupata da Pier Carlo Padoan. Fino a ieri sera il nome più probabile per il dicastero dell'Economia era quello di Paolo Savona. Destinato, se confermato, a diventare il ministro più anziano del governo pentaleghista e anche l'unico con esperienze specifiche, in governi della Seconda repubblica. Economista classe 1936, economista Savona, è stato Ministro dell´Industria del Governo Ciampi tra il 1993 e il 1994. Ma già nel 1980 ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale della Programmazione Economica al Ministero del Bilancio. Ha anche fatto parte di un governo Berlusconi, dal 2005 al 2006, quando fu nominato Capo dipartimento alle Politiche comunitarie. Numerosi gli incarichi nel settore privato e nelle istituzioni internazionali, compresa l'Ocse, dove ha ricoperto il suolo di membro del comitato per la standardizzazione delle statistiche finanziarie. Ha preso posizione contro l'Euro, ma a favore dell'unione politica dell'Europa. Favorevole a un ritorno all'Europa pre Maastrticht. Formula, che ha trovato spazio nel contratto di governo di M5S e Lega. Ha sostenuto che l'Italia può violare i patti europei, se guidata dal giusto leader. In dichiarazioni più tecniche, ha sostenuto che da una crisi del debito pubblico italiano si puù uscire con una maxi ristrutturazione, quindi un default, oppure con una maxi patrimoniale sulle ricchezze degli italiani.
Ieri interpellato dal quotidiano Affaritaliani.it ha detto di essere «disponibile per il Paese, com'è sempre stato, però non entro nei dettagli e nei conflitti. Se la vedano i politici. Io sono un tecnico. Punto e basta».
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