Il «Signor Facebook» avrà, giustamente, pensato: visto che da adulti - grazie a me - si rimbambiranno di certo, allora meglio «educarli» da piccoli. A cosa? Al rimbambimento, ovviamente. Nasce da questa insopprimibile esigenza sociale - anzi, social e basta - l'idea di Messenger Kids, che sembra una linea per bambini fighetti (figli di genitori figoni), ma in realtà è qualcosa di ancora più inquietante: per la prima volta, infatti, Facebook si apre agli «under 13» (per la precisione dai 6 ai 12 anni), che di regola non potevano frequentarlo.
Ma ecco la genialata: la piattaforma apre la sua chat ai 6ienni col lancio di una nuova applicazione, griffata Messenger Kids appunto. «La nuova app - assicura (e rassicura) la compagnia - non richiede un account su Facebook dei bimbi ma si utilizza tramite l'account sul social dei genitori». Insomma, saranno mamma e papà ad autorizzare l'uso di Messenger Kids e a decidere con quali contatti i loro figli potranno scambiare messaggi e avviare videochat. Che, a 6 (sei!), saranno di certo interessantissime e intensissime. La novità per ora parte negli Stati Uniti, in anteprima per alcuni gruppi di utenti e solo per iPhone e iPad; il social pensa comunque di portare l'applicazione presto anche sui dispositivi Android e Amazon, mentre non ci sono dettagli sull'esordio al di fuori degli Usa.
«Messenger Kids sarà condita di emoji e adesivi pensati per i più piccoli e - sottolinea Facebook - non prevede pubblicità, né la possibilità di fare acquisti, né avvisi di altre app come quelli che ad esempio già bombardano i giochi utilizzati dai bambini su tablet e smartphone di famiglia». «C'è la necessità - ha dichiarato il product manager, Loren Cheng - di app di messaggistica che consentano ai bambini di mettersi in contatto con le persone che amano, ma in un modo controllato dai parenti. I genitori potranno controllare la lista dei contatti e non consentirà ai piccoli di contattare persone che non abbiamo ricevuto l'approvazione dei parenti». Negli Usa il 93% dei bambini ha accesso a tablet o smartphone, un mercato che non può che fare gola persino al gigante dei social network.
Facebook giura che i dati dei bambini non verranno usati per «profilare» i clienti e che le app sono regolate in base al Children's online privacy and protection Act (Coppa), la legge di protezione della privacy dei bambini online. Che poi restino collegati 24 ore al giorno per scambiarsi messaggi, non sembra essere un problema prioritario. La mossa segue l'attenzione crescente delle piattaforme digitali verso i bambini, con esiti non sempre positivi.
YouTube ad esempio ha lanciato un servizio a parte per i bambini ed è nella bufera per i casi di video con contenuti violenti, non appropriati e per commenti osceni ai filmati con minori.Anche su questi fronti, meglio portarsi avanti per tempo...
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