Un fallimento lungo due anni: crescita zero ma debito record

L'esecutivo presenta il position paper a Bruxelles: chiesti flessibilità, Eurobond, Schengen più forte e ammortizzatori sociali. L'obiettivo è limitare i danni quando l'Ue boccerà i conti

Un fallimento lungo due anni: crescita zero ma debito record

I n gergo si chiama position paper, il documento con le richieste dell'Italia all'Europa, presentato ieri dal governo di Roma alle istituzioni di Bruxelles. Dentro c'è di tutto, accorati appelli per la crescita del Continente, il rafforzamento di Schengen, un bond per i migranti, ammortizzatori sociali europei. Obiettivi altissimi che hanno poca probabilità di bucare l'attenzione dell'Unione europea e dei partner più forti. Perché l'Unione sembra andare in una direzione diversa.

L'Italia è ancora un Paese in difficoltà, appesa a previsioni troppo ottimistiche che la Commissione smonterà quando in primavera fornirà le nuove stime sull'economia e sulle finanze pubbliche degli stati membri.Scenario che il governo ha perfettamente presente. Il vero obiettivo dell'Italia è limitare i danni, ottenendo qualche margine di flessibilità e un altro rinvio nell'attuazione del fiscal compact nella parte che riguarda il debito pubblico.Nel documento redatto dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e presentato ufficialmente ieri, un tema importante per l'Italia c'è ed è la richiesta di completare l'unione bancaria europea attuando la garanzia europea dei depositi bancari: «Aumenterebbe la fiducia che è un fattore chiave per i sistemi bancari e contribuirebbe a ridurre i rischi». Per l'Italia è fondamentale, ma la Germania è contraria e punta a rinviare l'attuazione della garanzia. Su questo e sugli altri temi l'Italia è ormai su un fronte opposto rispetto ai Paesi guida dell'Ue, compresa la Francia.Sulla crescita Roma chiede di utilizzare «tutti gli spazi di bilancio» disponibili, perché «in presenza di un prolungato tasso di crescita modesta e di un'inflazione eccezionalmente bassa anche le misure straordinarie messe in campo dalla Bce si stanno rivelando insufficienti». Poi perché un ritorno alla crescita «è anche il modo più efficace per mantenere il debito su un sentiero sostenibile».

L'appello dell'Italia sembra molto un modo per preparare il campo all'inevitabile, cioè al mancato rispetto della riduzione del debito a partire dal 2017. Altro tema delicato, quello dell'immigrazione. L'Italia chiede all'Europa l'emissione di Eurobond per fare fronte agli oneri finanziari. Confermata la richiesta di un ministro delle finanze europeo e un budget proprio dell'Eurozona.Anche per il rilancio degli investimenti l'Italia chiede il lancio di obbligazioni europee. Una richiesta destinata a non avere successo, così come la «assicurazione contro la disoccupazione» Ue, altro punto del position paper dell'Italia.Le richieste dell'Italia, insomma, sembrano molto un sintomo di debolezza. Nonostante le slide illustrate dal premier Matteo Renzi, i due anni del nuovo governo non hanno risolto i problemi strutturali del Paese. La crescita del 2015, è stata molto inferiore rispetto alle previsioni: 0,6%. Il Documento di economia e finanza che il governo presenterà in aprile darà conto ufficialmente di un peggioramento anche rispetto alle previsioni per l'anno in corso e quindi aprirà la strada a una manovra correttiva di 3-5 miliardi. Il 2017 è tutto da vedere, ma c'è già da coprire un conto da 17 miliardi in aumenti di Iva e accise, previsto dalle clausole di salvaguardia.

Ma anche mettendo da parte i conti pubblici, l'Italia di Renzi non sembra avere cambiato verso rispetto ai partner europei. Compresi quelli storicamente più vicini. Il primo anno del governo Renzi l'economia arretrò dello 0,4%, contro una crescita di Madrid dell'1,4% e della Francia dello 0,2. L'anno scorso l'Italia è cresciuta dello 0,6%, contro il 3,2% della Spagna e l'1% della Francia.

Il Belpaese non ha cambiato verso nemmeno sul debito (quasi 133% del Pil contro una media Ue dell'87,2%). Qualche segno più sulla disoccupazione, ma il tasso di occupazione resta basso. Così come la produttività del lavoro, che ci vede in fondo alle classifiche Ue. Statistiche da Paese povero.

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