La favoletta di Boeri: gli immigrati generosi ci pagano le pensioni

Il presidente dell'Inps insiste sugli stranieri come risorsa. E il centrodestra lo impallina

La favoletta di Boeri:  gli immigrati generosi ci pagano le pensioni

Ancora una volta gli stranieri. Sono il pallino del presidente dell'Inps Tito Boeri. La missione è dimostrare che le casse della previdenza italiana si reggono sull'immigrazione, sostenere una regolarizzazione sia l'unica salvezza per il futuro delle pensioni. Peccato che dagli stessi dati Inps emerga una situazione un po' diversa.

La nuova uscita «pop» di Boeri è arrivata ieri durante un'audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui migranti. «Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate loro delle pensioni». Sarebbero 17 miliardi cumulati.

Questi contributi a fondo perduto degli immigrati, ha aggiunto, «valgono circa 300 milioni», ogni anno. Ci sono tre milioni di immigrati che versano contributi nelle casse dell'istituto di previdenza. «I numeri ci dicono che versano ogni anno otto miliardi di contributi sociali e ne ricevono tre in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, quindi con un saldo netto di circa cinque miliardi per le casse dell'Inps».

Affermazione un po' stiracchiata. Intanto il sistema previdenziale italiano è pieno di queste incongruenze. Per dirne una, la gestione dei lavoratori atipici, cioè i giovani collaboratori, è in attivo di otto miliardi. Quella dei dipendenti pubblici in rosso di una cifra molto simile. Altre iniquità poco spendibili politicamente in questi anni? I contributi silenti cioè quelli versati senza speranza di essere incassati. Tema passato di moda, senza che il problema sia stato risolto. La gestione separata e le mille difficoltà per ricongiungere i contributi versati con le altre gestioni della stessa Inps.

Per quanto riguarda il futuro, Boeri non manca mai di sottolineare come gli stranieri saranno la stampella delle pensioni italiane. Anche ieri ha citato la simulazione di uno stop agli ingressi di stranieri regolari, che provocherebbe una perdita al gettito contributivo che «supererebbero i 70 miliardi di euro. Abbiamo sempre più bisogno di immigrati che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale», mentre «il nostro paese ha chiuso molti canali d'ingresso regolare».

Peccato che le sue simulazioni coprono un arco di una ventina di anni. Come ammise lo stesso Boeri tempo fa si fermano prima che il grosso dei lavoratori stranieri inizi a percepire le dovute pensioni. Difficile poi calcolare il costo delle prestazioni sociali per gli stranieri. Ad esempio quelle per i 400 mila disoccupati stranieri, ha osservato ieri il giuslavorista Francesco Rotondi, Co-fondatore di LabLaw.

Questa volta Boeri ha giustamente precisato che il suo appello riguarda gli immigrati regolari, non i rifugiati. «Abbiamo di fatto scelto di avere più irregolari nel nostro paese», mentre il sistema pensionistico italiano avrebbe bisogno di più lavoratori stranieri regolari. Precisazione che non gli ha risparmiato una raffica di critiche.

«Se si tratta di qualche migliaio i migranti possono essere una risorsa, se si tratta di centinaia di migliaia sono un problema che crea difficoltà alla lotta alla disoccupazione giovanile», ha osservato Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo.

«Inps uguale Istituto nazionale di previdenza stranieri», ha ironizzato Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia. «L'attivismo di Boeri, spiega una fonte Inps, non è casuale». Voglia di un ruolo più politico. Quello di presidente Inps, gli sta stretto.

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