Faziosa (a spese degli italiani) La Botteri leader anti Trump

Ogni giorno le cronache distorte della realtà Usa sulla tv di Stato. La giornalista non nasconde le sue simpatie

M a perché i cittadini italiani sono obbligati a pagare il canone Rai, e quindi lo stipendio della corrispondente da New Yo\rk Giovanna Botteri (200mila euro all'anno più benefit), per sentire ogni giorno la cronaca politica distorta dalla faziosità? Una bella domanda. Ma questo è il new deal della giornalista triestina, che da sette anni dispensa la sua verità dagli Stati Uniti. La 59enne a capo della redazione Rai della metropoli americana è sbarcata negli Usa nel 2007, giusto in tempo per seguire la campagna elettorale per la Casa Bianca e incensare il primo presidente afroamericano Barack Obama. Nulla da eccepire sulla carriera e le capacità della giornalista, ma di sicuro è discutibile la sua sfacciata parzialità, con cui ha illuminato i telespettattori con suoi servizi, spargendo veleno su ogni iniziativa del partito repubblicano, in particolare sul nuovo inquilino della Casa Bianca Donald Trump, e spalmando invece miele e salamelecchi sulla politica di Obama e sulla candidata trombata alla Casa Bianca Hillary Clinton.

Povera Giovanna, quanto ha sofferto nella lunga notte americana quando dalle urne è emerso che Trump era il nuovo presidente. Lei che per mesi ci aveva descritto il nuovo leader come un buzzurro, razzista e xenofobo. Lei che aveva sostenuto che la Clinton avrebbe vinto a mani basse la corsa, affermando che gli americani non avrebbero mai eletto uno come Trump. Ma ha preso un buco gigantesco, il suo livore non ha influenzato il voto degli americani, ma solo il pensiero dei poveri italiani che pagano il canone. Essì, perché il magnate americano ha vinto contro ogni aspettativa e la Botteri, con tutta la Rai, hanno puntato sul candidato sbagliato, accecati dalla propria intolleranza e sviati dai sondaggi e dalle campagne dei media americani che ripetevano: «Uno come Trump non potrà mai diventare presidente». E la nostra Giovanna che cosa ha fatto? Non potendo fare finta di niente, ha deciso di proseguire col suo tormentone sul Trump razzista e sessista, condendo il tutto con le sue menate sulla democrazia. «Nella New York democratica non doveva succedere», ha declamato in diretta. La linea non cambia. Il fatto che Trump abbia vinto democraticamente è un dettaglio insignificante. Per la Botteri, come per molti esponenti illuminati della sinistra nostrana, se un avversario inviso vince, la democrazia non funziona. E dopo la disfatta di Hillary la corrispondente ha addirittura volato alto: «Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato... che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana?». E brava Giovanna, non solo si è vantata che i media debbano influenzare il voto ma si è pure rammaricata che non riescano a farlo.

Ma la Botteri non si è arresa e da tre mesi continua a condire la cronaca americana con le sue bugie. Il culmine l'ha raggiunto un paio di settimane fa, quando ha infilato tre balle in un solo servizio. La prima, quando ha detto che Trump, durante la sua prima conferenza stampa ufficiale ha attaccato personalmente un giornalista. Falso, ha solo detto a un reporter della Cnn che non voleva rispondere alle sue domande. La seconda, quando ha affermato che Rex Tillerson, nuovo segretario di Stato, «è notoriamente amico della Russia». Falso. Tillerson, durante l'audizione al Congresso, ha chiarito che essendo imprenditore ha fatto affari con imprese russe. La terza, sempre su Tillerson, ha stravolto a suo uso e consumo la risposta del segretario di Stato al Congresso. Alla domanda se considerasse Putin un criminale di guerra, secondo la Botteri Tillerson avrebbe risposto «No».

Falso, Tillerson ha detto (basta verificare il video in lingua originale): «Non userei quel termine» e «dovrò raccogliere più informazioni per consigliare il presidente». Nessuno sia tratto in inganno, non è uno scivolone ma pura volontà di mentire agli ascoltatori. Che la pagano pure.

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