Fratelli d'Italia ottiene il suo massimo storico, il miglior risultato dei suoi 7 anni di vita, attestandosi secondo le prime rilevazioni oltre il 6%. E per la prima volta elegge suoi rappresentanti al Parlamento europeo, visto che nel 2014 si era fermato al 3,6% e non era riuscito a superare la soglia di sbarramento del 4%. Da allora il partito di Giorgia Meloni ha strappato il 4,4% alle Politiche e ha ottenuto il governatore dell'Abruzzo, con la vittoria del suo senatore Marco Marsilio.
L'obiettivo - dichiarato informalmente - era varcare la soglia del 5,5%, l'ambizione non troppo nascosta era superare il 6, il sogno impossibile arrivare a insidiare Forza Italia. Ma soprattutto c'era un obiettivo politico da declinare insieme a quello numerico: dare una prospettiva reale all'asse con la Lega e provare a rendere autonomo il fronte sovranista, anche in caso di divorzio da Forza Italia. Una prospettiva che, numeri alla mano, inizia a prendere forma, non tanto per il risultato complessivo - attorno al 38% - ma per il calo drastico dei Cinquestelle che consentirebbe al centrodestra sovranista di vincere tanti collegi al Sud.
«È un risultato straordinario, è il secondo miglior dato di crescita dopo Matteo Salvini, faccio i complimenti a lui. Siamo cresciuti del 50% rispetto alle politiche ed è tutt'altro che scontato» dice Giorgia Meloni parlando nel suo comitato elettorale. «Queste elezioni dicono che adesso la Lega e Fratelli d'Italia rappresentano una maggioranza alternativa. Spetterà a ciascuno degli attori in campo decidere se seguire le indicazioni degli italiani. Per FdI è un risultato storico, ne andiamo fieri, saremo all'altezza».
Il merito di Giorgia Meloni in questa campagna elettorale è stato sicuramente quello di riuscire a definire una identità apprezzata dagli elettori di centrodestra, non farsi schiacciare dai sovranisti e intercettare qualche voto in uscita da Forza Italia, anche perché fino a un paio di mesi fa nel partito circolava la paura concreta di non superare il quorum. La leader e fondatrice del partito questa volta era presente come capolista in tutte le circoscrizioni. Ha fatto un investimento importante nel rapporto con le categorie produttive, con cui ha aperto una interlocuzione costante. E anche nella scelta dei candidati ha fatto un lavoro mirato per cercare nomi forti capaci di dare lustro all'immagine del partito, ma soprattutto di aggiungere preferenze. Nelle liste sono stati inserito il sociologo 90enne Francesco Alberoni, Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote di Benito e al centro di numerose polemiche «social», un manipolo di ex azzurri: da Raffaele Fitto a Daniela Santanché fino all'ultimo acquisto, Elisabetta Gardini, oltre a un campione di preferenze come Sergio Berlato e un parlamentare di peso (oltre che ex ottimo europarlamentare) come Carlo Fidanza.
«La sfida adesso è quella di un governo sovranista, anche se più la coalizione è ampia e più si può garantire un assetto di governo. L'asse si è spostato e anche Forza Italia deve prenderne atto. Noi chiediamo le elezioni anticipate» commenta il presidente dei deputati Fdi Francesco Lollobrigida.
E Fabio Rampelli aggiunge un auspicio che sembra riaprire spazio alla coalizione: «C'è sempre la possibilità di mettere in piedi un centrodestra compatto, la possibilità è sempre sullo sfondo» dice intervenendo a Porta a Porta. A questo punto Fratelli d'Italia si prepara a bussare alla porta leghista e ricordare a Matteo Salvini che c'è vita fuori dal governo gialloverde, incalzando da destra la maggioranza gialloverde.
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