Fino a ora l'esperienza di Lorenzo Fioramonti nel governo giallorosso è stata tutt'altro che facile e tranquilla. Anche perché il suo esordio era stato davvero vibrante, minacciando subito le dimissioni entro fine anno: "Un miliardo per l’università entro Natale o mi dimetto". Senza dimenticare la bufera scatenata grazie all'inchiesta de ilGiornale relativamente agli insulti choc sui social contro politici, donne e forze dell'ordine. Ma ora per lui le cose non si sono assolutamente messe bene. Lo stesso ministro dell'Istruzione ha denunciato un fatto che ingabbia l'esecutivo: non è stato coinvolto in alcuni aspetti della manovra.
"Serve gioco di squadra"
Il grillino si è sfogato con i suoi colleghi della maggioranza: "Non è normale che un ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca venga a scoprire dalla rete dell'esistenza di norme che riguardano il suo settore, senza che sia stato neppure coinvolto". Ha sottolineato l'importanza del gioco di squadra: "Ma ciò prevede la condivisione dei processi e delle norme. Faremo gioco di squadra col Parlamento per modificare queste norme". Nello specifico sotto la lente di ingradimento sono finiti gli articoli 28 e 29.
Ne approfitto per chiarire la situazione relativa agli Artt. 28 e 29, ambedue sviluppati senza coinvolgere @MiurSocial. Nel caso del 28 siamo riusciti in extremis a limitare danni maggiori, ma occorrerà revisione profonda in Parlamento per entrambe. No a misure calate dall'alto
— Lorenzo Fioramonti (@lofioramonti) November 4, 2019
Il primo - relativo all'Agenzia Nazionale della Ricerca - inizialmente era stato sviluppato "escludendo il Miur da qualunque ruolo". Successivamente si però è riusciti a farlo rientrare, ma persiste un problema di fondo: "Il funzionamento e la governance di tale agenzia possono essere decisi solo dopo un confronto con la comunità di ricerca ed una ricognizione delle migliori pratiche internazionali". Dunque l'augurio è che la legge di Bilancio "si limiti a sancirne la costituzione e la dotazione economica", ma che rinvii "ad una norma ad hoc da realizzare nei primi mesi del nuovo anno per approntare modello di governance e obiettivi".
Il secondo andrebbe "completamente rielaborato per evitare che gli enti pubblici di ricerca ed i ricercatori vedano sbarrate le loro prospettive future". Ma non solo. A destare perplessità sono anche alcuni "passaggi sulla pubblica amministrazione, con riferimento ad università e ricerca".
Clima a scuola
Fioramonti poi, in un'intervista rilasciata a Reuters, ha anticipato una novità per quanto riguarda il prossimo anno scolastico: "L'anno prossimo l'Italia sarà il primo Paese al mondo dove lo studio dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile sarà obbligatorio". A partire da settembre 2020 tutte le scuole dovranno dedicare "33 ore all'anno, circa un'ora a settimana, alle questioni relative ai cambiamenti climatici".
Il ministro poi ha aggiunto che sarà prevista "una nuova prospettiva legata allo sviluppo sostenibile" per le materie tradizionali come geografia, matematica e fisica. "L'intero Ministero sta cambiando affinché la sostenibilità e il clima siano al centro del modello educativo", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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