Ci sono gli allarmi globali come quello sulla crescita mondiale messa a rischio dalla stretta sugli interessi da parte delle banche centrali o sul il livello di indebitamento del Pianeta che ha raggiunto un nuovo picco. Ma ci sono quelli di interesse italiano che suonano come avvertimenti al prossimo governo.
Il richiamo a mettere in ordine le finanze pubbliche e a fare una politica economica «neutrale». Niente nuovo deficit quindi. Ma anche l'ennesimo invito a cambiare nuovamente politica fiscale, colpendo di nuovo la casa, le ricchezze e i consumi.
Il miglioramento delle stime di crescita da parte del Fondo monetario internazionale, reso noto martedì, non ha alleggerito il giudizio sull'Italia. Nel Fiscal Monitor, l'istituto guidato da Christine Lagarde spiega che quest'anno «alcuni paesi - come l'Italia o il Canada - dovrebbero mantenere una politica di bilancio neutrale, per poi riprendere il consolidamento nei prossimi anni».
In sostanza, niente nuovo deficit. In particolare, l'Italia dovrebbe dare la priorità a scelte che mettano il debito pubblico «su un solido percorso discendente».
Ma la ricetta proposta va molto più nel dettaglio. Per il Fmi serve «il taglio della spesa primaria corrente il sostegno alle fasce più deboli, l'aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sui fattori produttivi, spostando la tassazione verso la ricchezza, la proprietà e i consumi, ampliando la base imponibile».
Facile tradurre le indicazioni degli economisti di Washington in politiche concrete, tutte ben presenti ai legislatori italiani e al ministero dell'Economia. Patrimoniale, ritorno alle tasse sulla prima casa e aumento dell'Iva.
In modo diverso e con formule più o meno prudenti, appelli in questo senso arrivano regolarmente dall'Ocse, l'organizzazione dei paesi più sviluppati, e dalla Commissione europea.
Tesi contestate da economisti e dal mondo dell'economia italiano. Niente di nuovo, secondo il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. «Colpire in modo esagerato gli immobili, come è stato fatto in Italia a partire dalla manovra Monti, significa interrompere il circolo virtuoso che dagli immobili si genera e che è fatto di imprese, di posti di lavoro, di attività professionali. Per non parlare dell'effetto depressivo sui consumi. Bisogna invertire il modo di pensare su certi temi».
Sul fronte del debito pubblico, l'Italia si trova in buona compagnia. Nel mondo il debito complessivo, sia pubblico sia privato, è arrivato ai «massimi storici», con 164 mila miliardi di dollari registrati nel 2016. Le stime per l'Italia sul debito pubblico sono in leggero miglioramento grazie alla revisione al rialzo delle previsioni sulla crescita contenute nell'ultimo Outlook dello stesso Fmi.
Ma pesano pesanti incognite, come l'aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. La ripresa che ha investito il resto del monto sviluppato, insomma, potrebbe finire prima che l'Italia ne senta vearmente i benefici.
Ieri il centro studi Confindustria ha previsto una possibile frenata del Pil nel primo trimestre del 2016. «Crescono i rischi per l'economia mondiale e l'Italia rallenta nel primo trimestre». Meno del più 0,3% messo a segno nell'ultimo trimestre del 2017.
«La produzione nell'industria - spiega viale dell'Astronomia - ha sorpreso al ribasso a febbraio (-0,5%), dopo il calo di gennaio; una lieve flessione è stata registrata dagli ordini per l'industria». Anche se «rimane il trend di crescita». La festa è finita prima di iniziare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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