Fogne intasate, freddo e topi Ecco le "casette" di Amatrice

Il sindaco della cittadina laziale: i moduli abitativi non sono coibentati, male pure le opere di urbanizzazione

Fogne intasate, freddo e topi Ecco le "casette" di Amatrice

Caldaie non coibentate mentre fuori si precipita a meno venti gradi, topi, fognature intasate, il fetore che occlude le narici e soffoca l'aria di soggiorni e cucine. E ancora tubi ghiacciati, infiltrazioni. L'inferno di Amatrice a più di un anno dal terremoto è nelle 515 casette che ieri sono state oggetto dei primi sopralluoghi congiunti tra Protezione civile, la ditta che ha eseguito i lavori, la Regione che ha realizzato le opere di urbanizzazione, l'impresa comunale che gestisce l'acquedotto e il sindaco Sergio Pirozzi. Le verifiche, che andranno avanti fino a sabato per poter entrare in ognuna delle costruzioni erette nelle aree individuate dopo il sisma in cui posizionare le soluzioni abitative di emergenza, si sono rese necessarie dopo le incessanti segnalazioni di disagi lamentati dai cittadini.

La prima giornata di sopralluoghi non lascia spazio a dubbi, secondo la relazione ufficiosa arrivata sul tavolo del primo cittadino: dal documento emergerebbero gravissimi problemi relativi, più che alle costruzioni in sé, che pure presentano criticità a partire dalla coibentazione delle caldaie, ai «sotto servizi». Dunque alle infrastrutture di urbanizzazione realizzate, a partire dalla rete fognaria. È qui che si concentrano le lacune, spiega il sindaco. «I topi sono una conseguenza marginale, le casette sono state erette in zone di campagna non urbanizzate, e può essere comprensibile la loro presenza. Ma il vero problema sono i sotto servizi - tuona Pirozzi - : da mesi ricevo telefonate e segnalazioni di problematiche alle fogne e all'acquedotto. In un caso ho mandato io la nostra ditta comunale che si occupa di spurghi a liberare una fognatura intasata. Nel tempo le telefonate sono cresciute tanto da evidenziare un problema strutturale. Finalmente sono arrivati a fare le verifiche che pretendevo da mesi viste le difficoltà che sono emerse, e fino a sabato si continuerà a verificare. Il delegato della Protezione civile - precisa Pirozzi - ha già potuto constatare ciò che abbiamo denunciato. Se già ora le cose stanno così figuriamoci cosa sarà tra due o tre anni». Per questo Pirozzi pretende che chi ha la responsabilità delle opere di urbanizzazione messe sotto accusa, ovvero la Regione Lazio, corra ai ripari. E in fretta. «Voglio, e lo voglio subito, al termine di queste verifiche, un cronoprogramma serio, con la lista degli interventi e le scadenze, e che sia consegnato ai cittadini. Io posso anche chiedere loro ulteriori sacrifici, ulteriore pazienza, ma ci deve essere serietà, basta interventi spot. Qua serve un'operazione vasta e programmata. Il mio è ultimatum. Voglio che le case funzionino al cento per cento. Se non otterrò una risposta cambierò registro, adotterò altre iniziative».

L'esasperazione nel centro Italia martoriato è al limite. Le casette, pur consegnate in ritardo e a singhiozzo, dovevano essere il simbolo della ripartenza. Invece lo sono dell'inadeguatezza. A partire dalle caldaie. «Dalle verifiche è emerso che non sono state coibentate - aggiunge Pirozzi - L'azienda che ha vinto l'appalto si è oggi stesso (ieri, ndr) impegnata a sistemarle una a una. Non sono state progettate per queste altitudini, d'inverno la temperatura è di molto sotto lo zero».

Il numero verde dell'impresa è stato preso d'assalto da oltre 4mila chiamate di inquilini sfiniti dalle difficoltà, dal freddo, dai tubi ghiacciati e dai topi. «Me ne sono entrati sei in tre giorni», è la testimonianza raccapricciante di una signora anziana. Rassegnata. Come i suoi vicini.

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