Un capoccia jihadista, mullah Krekar, torna in libertà perché l'Italia fa cadere l'estradizione dalla Norvegia, dopo averla richiesta, a causa di un Gip che in marzo ha revocato l'ordinanza di custodia cautelare. Peccato che il 29 ottobre lo stesso Krekar assieme ad altri accoliti viene a processo davanti alla corte d'Assise di Bolzano per terrorismo con l'aggravante della transnazionalità. Un pasticcio giudiziario all'italiana, che fin dall'inizio ha provocato polemiche per scarcerazioni facili in un braccio di ferro fra la procura di Roma e di Trento.
Ieri le autorità norvegesi rendono noto che l'Italia ha ritirato, all'ultimo momento, la richiesta di estradizione di Najmaddin Faraj Ahmad, meglio noto come mullah Krekar. Un personaggio con un lungo pedigree jihadista condannato più volte e nella lista nera dell'Onu, che era in carcere in Norvegia per aver minacciato di morte il primo ministro di Oslo. Nel novembre dello scorso anno un'indagine dei carabinieri del Ros di Roma lo aveva individuato come il capo di una cellula internazionale con una forte base a Merano, che si preparava online ad azioni in Europa e a piantare la bandiera nera nel Kurdistan iracheno.
L'Italia chiede l'estradizione, ma in marzo il Gip di Trento Francesco Forlenza revoca l'ordine di cattura per Krekar e altri quattro sospetti terroristi in carcere fra la Norvegia e l'Inghilterra, in nome dei «diritti costituzionali degli indagati». Il ministero della Giustizia italiano avrebbe dovuto informare subito i norvegesi, ma in realtà il procedimento va avanti e il 23 novembre la Corte suprema di Oslo accoglie la richiesta di estradizione. A questo punto basta il via libera del governo. La premier al potere, Erna Solberg, era stata minacciata di morte proprio da Krekar, che aveva ottenuto nel 1991 l'asilo politico dalla Norvegia. La sorpresa dei norvegesi, che volevano consegnarci il jihadista, è grande davanti a una comunicazione del 25 novembre del ministero della Giustizia italiano che informa della decadenza dell'estradizione essendo stato revocato il mandato di cattura. Peccato che si sapeva da marzo.
La premier Solberg non nasconde l'irritazione, ma alla fine dichiara che i politici non possono giudicare e la decisione di Roma «è qualcosa che dobbiamo accettare». La beffa giudiziaria, originata dal Gip a marzo, è che pochi mesi dopo, il 29 ottobre, il giudice dell'udienza preliminare di Trento, Michele Cuccaro, accoglie la richiesta dei pm Davide Ognibene e Pasquale Profiti di rinvio a giudizio presso la corte di Assise di Bolzano per sei presunti jihadisti della cellula meranese compreso Krekar con l'accusa di terrorismo internazionale. Probabilmente i pubblici ministeri non fanno in tempo a chiedere una nuova estradizione. Ieri il mullah della guerra santa viene scarcerato e prima del processo in Italia fissato per il 13 marzo 2017 potrebbe dileguarsi, come hanno fatto gli altri membri della cellula arrestati e poi tornati in libertà grazie alla decisione del tribunale di Trento di non convalidare l'arresto.
L'inchiesta «Rawti Shax» è partita male fin dall'inizio. La procura di Roma, dove era nata, aveva individuato 17 presunti terroristi in collegamento via internet, ma poi nel passaggio a Trento solo per dieci è stato confermato il carcere preventivo. La procura di Trento ha fatto a pezzi il lavoro di Roma sostenendo che «non ci si può accontentare di contatti episodici a mezzo del computer» e «non basta la generica adesione all'ideologia» jihadista. Così è tornato libero anche Ibrahim Jamal, nome di battaglia «Hitler». In maggio, però, sono stati condannati in sei della cellula «Rawti Shax», compreso il capo in Italia, Abdul Rahman Nauroz, che aveva ottenuto l'asilo politico e viveva in una mansarda a spese del comune di Merano.
L'accusa non si accontenta e a fine ottobre ottiene un nuovo processo per incastrare anche mullah Krekar, ma il corto circuito giudiziario e ministeriale costringe i norvegesi a liberare, nelle ultime ore, il grande vecchio della guerra santa.www.gliocchidellaguerra.it
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