Il Fondo salva-Stati inguaia Conte: scatta il processo 5S al premier

Non si placa la polemica sul fondo salva-Stati. Dopo le accuse di Lega e FdI, anche il Movimento chiede un vertice

Il Fondo salva-Stati inguaia Conte: scatta il processo 5S al premier

La polemica sul fondo salva-Stati continua a imperversare nel panorama politico italiano.

Dopo le accuse di Matteo Salvini, che ieri in diretta Facebook ha parlato apertamente delle possibili trattative di Giuseppe Conte in Europa quando ancora era leader del governo gialloverde, e dopo le ire di Fratelli d'Italia, ora è il turno dello stesso Movimento 5 Stelle, che chiede chiarezza al governo. Una notizia che è particolarmente importante, soprattutto perché arriva dopo che lo stesso premier di ispirazione grillina aveva chiarito di non aver firmato ancora modifiche di cui il parlamento era stato tenuto all'oscuro.

Ma le frasi di Conte, evidentemente, non ha calmato né le ire del centrodestra né i timori dello stesso Movimento di cui lui rappresenta ancora il premier designato. Anzi, l'impressione è che la questione del fondo salva-Stati possa essere un nuovo (ennesimo) pantano per il governo giallorosso, riproponendo uno schema già visto in Europa di ritorno di fiamma tra le forze sovraniste e quelle più critiche all'interno del M5S.

Le parole dei deputati pentastellati sono chiarissime. In una nota, i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle in commissione Finanze della Camera hanno chiesto un vertice di maggioranza che spieghi le trattative in corso e le possibili modifiche apportate al meccanismo europeo di solidarietà. Nella nota, i deputati pentastellati hanno affermato che "la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il parlamento voleva scongiurare" e hanno chiesto a Luigi Di Maio, come capo politico pentastellato, "di far convocare un vertice di maggioranza", ribadendo la contrarietà del gruppo alle modifiche del fondo europeo.

Mentre il Movimento ribolle per le notizie sulle trattative tra Conte e l'Europa - firme poi negate da Palazzo Chigi - si muove anche il ministero dell'Economia. Fonti del dicastero guidato da Roberto Gualtieri hanno infatti confermato che il ministro ha inviato il 7 novembre una richiesta al presidente della commissione Finanze del senato, il leghista Alberto Bagnai, per essere ascoltato proprio sulla riforma del cosiddetto fondo salva-Stati. Una riforma, spiegano le fonti del Mef, la cui firma "è stata programmata a fine dicembre". L'audizione sarà il 27 novembre, ma l'impressione è che questa possa essere una vera e propria settimana di fuoco per il ministro Pd. Che deve di fatto rendere conto su posizioni espresse dall'Italia quando al suo posto c'era Giovanni Tria e il Pd era all'opposizione.

Il nodo del Mes, che sta diventando un ennesimo processo sul presidente del Consiglio, continua invece a essere cavalcato dalle opposizioni. Oggi, il leader della Lega è tornato a parlare da Terni chiedendo che Conte spieghi quello che sta avvenendo in Europa. Una richiesta che del resto il Carroccio, tramite Bagnai e Borghi, aveva già avanzato quando era al governo. "La Lega e il Parlamento hanno dato un mandato chiaro al presidente Conte. Se qualcuno ha fatto promesse che non era in grado di mantenere, dovrebbe venirlo a spiegare" ha detto Salvini. Forza Italia, tramite il deputato e portavoce dei gruppi di Camera e Senato, Giorgio Mulè, ha detto che "in merito alla vicenda del Mes, carta canta e palazzo Chigi è, nella migliore delle ipotesi, silente e imbarazzato". E anche a sinistra iniziano a levarsi le prime voci. Stefano Fassina, di LeU, ha detto che "la revisione del Mes alimenta i rischi di ristrutturazione del debito pubblico italiano" e che "danneggia gravemente l'Italia".

Per Conte, le cose non si mettono affatto bene. Non è difficile comprendere che le opposizioni cavalchino le accuse nei confronti del fondo salva-Stati, visto che rappresenta quell'Ue di cui a destra criticano proprio nei meccanismi tecnici. Ma che gli stessi grillini ora parlino espressamente di chiarimenti e di non concordare con Conte indica che sul fronte europeo le acque continuano a essere estremamente agitate. Il presidente del Consiglio, in Europa, ha dato garanzie su diversi fronti: cosa che gli ha permesso di rimanere in sella dopo la crisi estiva. Ma molto di ciò che il governo giallorosso ha accettato non piace all'ala più oltranzista grillina. E adesso, grazie all'affaire sul fondo salva-Stati, rischia di proporsi quell'alleanza che per più di un anno ha guidato l'Italia e che in Ue è già stata confermata. L'Europa unisce Pd e Conte, ma riunisce anche quell'alleanza giallo-verde di cui il premier, un tempo, era garante.

Una convergenza di interessi che irrita e preoccupa la presidenza del Consiglio, a tal punto che, come riporta l'Huffington Post, da Palazzo Chigi fanno intendere che il premier abbia parlato di veto italiano al prossimo Consiglio europeo.

Secondo il sito, le fonti della rappresentanza italiana a Bruxelles hanno spiegato che la proposta di modifica del Mes possa essere bloccata se saranno imposte diverse condizioni di accesso o riforme strutturali sul debito.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica