Matteo Salvini rompe gli indugi e alza il pressing sul Quirinale per tornare il più velocemente possibile al voto. Il leader della Lega esce dal perimetro dei penultimatum e detta parole inequivocabili, invitando le Camere all'apertura di una crisi parlamentare. Una accelerazione che arriva dopo una lunga giornata di incontri, contatti, indiscrezioni, vissute da tutte le forze politiche come una gita non troppo piacevole sull'ottovolante.
È chiaro che tutti i partiti, Forza Italia inclusa, sono consapevoli, che soltanto la Lega ha da guadagnare dal tornare alle urne. A questo punto, però, pensare di mettere insieme improbabili maggioranze non viene più considerato un piano B credibile neppure dal partito azzurro. Il messaggio che viene spedito tanto al Colle quanto a Salvini è di non contare sulla volontà di Forza Italia di resistere e tenere in piedi la legislatura. L'unica soluzione, è ormai la convinzione maturata dalle parti di Arcore, è il voto. Forza Italia lo chiede da tempo e considera esaurita l'esperienza di governo. Il progetto de L'Altra Italia, certo, è in fase di lavorazione, ma se l'accelerazione fosse conclamata l'operazione potrebbe prendere forma successivamente e potrebbe restare il format di Forza Italia, magari con un sistema di alleanze con le varie liste civiche, in attesa di strutturare il progetto e dargli un respiro politico.
A questo punto dentro Forza Italia si ipotizza il voto nella prima o seconda settimana di ottobre. Le liste, quindi, verrebbero fatte a inizio settembre. Nei corridoi del partito gira un calcolo secondo cui con il centrodestra unito i Cinquestelle e il Pd si aggiudicherebbero pochissimi collegi maggioritari: al massimo sei collegi a testa. Il centrodestra nella sua formazione tradizionale - anche senza considerare Lombardia, Piemonte e Trentino dove il cappotto sarebbe assicurato - conquisterebbe 134 collegi uninominali che sommati ai 208 ottenuti nel proporzionale darebbero 342 seggi. Per contro il Movimento Cinquestelle otterrebbe solo 6 seggi uninominali, 1 in Sicilia e 5 in Campania e sempre 6 seggi otterrebbe il centrosinistra (2 in Toscana e 4 in Emilia Romagna).
Le dichiarazioni ufficiali di Forza Italia si concentrano nel picconare soprattutto la resistenza pentastellata. «Miracolato dalla politica, aggrappato alle sue tre poltrone di vicepremier e ministro, umiliato tutti i giorni da Salvini e con una leadership sempre più traballante, Di Maio invece di prendere atto della situazione ha il coraggio di affermare che alle prossime elezioni molti vecchi politicanti dovranno iniziare a cercarsi finalmente un lavoro. Non c'è veramente limite all'impudicizia: non si rende conto che il primo politicante a doversi cercare presto un lavoro è proprio lui, che il lavoro non sa neppure cosa sia?» dichiara Anna Maria Bernini.
La linea pro-voto degli azzurri viene messa in chiaro anche da Giorgio Mulè: «La crisi di questa ridicola e incompatibile maggioranza è la prova che non si
governa sul precipizio di un compromesso al ribasso: la decrescita pentastellata è incompatibile con l'Italia oltre che con la Tav. Vogliamo le elezioni non un Conte (chi?)-bis... com'era l'ultimatum mi dimetto se litigate?»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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