nostro inviato a Bruxelles
Il centrodestra deve cercare soluzioni ai problemi italiani dentro le istituzioni europee, per questo Forza Italia deve guidare la coalizione alle prossime elezioni. Il capogruppo del Partito popolare europeo Manfred Weber, alla vigilia del ritorno di Silvio Berlusconi a un vertice del partito, assicura di non voler interferire con la politica nazionale. Ma indica al centrodestra una via austriaca e dice di vedere nel ritorno a Bruxelles del leader di Forza Italia un segnale importante.
Silvio Berlusconi torna a un vertice del Ppe a Bruxelles dopo cinque anni. È un segnale importante per i popolari europei?
«Siamo felici che sia tornato e che partecipi agli incontri. Il messaggio più importante che deve emergere dalla sua partecipazione è che i problemi italiani sono anche problemi europei e che per questo bisogna cercare una soluzione insieme. Con la sua presenza Berlusconi sottolinea questa visione. L'Italia deve decidere se credere a politici che propongono solo un approccio nazionale, che sono contro l'Unione europea o a quelli che vogliono vedere prevalere le idee italiane dentro l'Ue».
Ma è anche vero che in Italia resiste un sentimento anti-europeo, alimentato dagli insuccessi dell'Ue sull'immigrazione...
«Gli italiani chiedono solidarietà all'Europa ed è giusto. Al contrario non più accettabile che alcuni membri dell'Unione dicano che non sono interessati al problema delle immigrazione solo perché la loro posizione geografica li avvantaggia. Il Parlamento europeo sta lottando per un meccanismo automatico di solidarietà. Il gruppo del Ppe sta appoggiando questo disegno. Forza Italia è impegnata su questo fronte con Alessandra Mussolini. Non dobbiamo rinunciare alla solidarietà verso chi ha bisogno, ma serve un controllo più stretto e duro delle frontiere esterne di Schengen, come ha fatto Viktor Orban. Appoggeremo chiunque proponga di rafforzare il controllo alle frontiere»
Alle prossime elezioni politiche il centrodestra si presenterà unito, da Forza Italia a partiti come la Lega Nord o Fratelli d'Italia. Che posizione prenderà il Ppe?
«La precondizione di tutte le risposte è che ci sia un chiaro impegno nel cercare soluzioni insieme. Berlusconi, ma anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani sono chiaramente dentro questo approccio. So che è una decisione italiana, ma ritengo importante che Forza Italia sia il partito guida di un format di coalizione di questo tipo se si dovesse verificare».
Il Ppe avrà verso l'Italia lo stesso atteggiamento avuto con i popolari austriaci?
«In Austria c'è un dibattito interessante su come cooperare con forze euroscettiche e Sebastian Kurz ha chiaramente detto che formerà un governo solo per lavorare costruttivamente dentro l'Europa. È una precondizione fondamentale per la coalizione in Italia e direi anche per la Lega Nord. Vedo molti politici locali della Lega che quando arrivano fondi europei o quando sostengono la libertà di movimento delle merci in Europa, sono molto riflessivi».
Il Ppe, dopo l'Austria e il ritorno di Berlusconi, avrà posizioni più nette sui temi più sensibili per l'opinione pubblica?
«I politici devono sempre ascoltare le preoccupazioni delle persone. Si può chiamare populismo o un comportamento normale, ma questo è il nostro lavoro.
Per il Ppe un approccio politico serio è ascoltare le persone e le loro preoccupazioni, al contrario di quanto fa la sinistra. Poi bisogna dare risposte serie. E lottare contro gli estremisti che non hanno risposte, non risolvono problemi semmai ne creano di nuovi».
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