Il corto circuito, surreale, si è sviluppato in diretta tv: da un lato il questore di Milano Antonio De Iesu che in conferenza stampa si schermiva e diceva che no, i nomi dei poliziotti eroi non poteva renderli pubblici; dall'altro il «capo» dei questore, il ministro dell'Interno Marco Minniti, che i nomi dei due eroi del giorno, gli agenti Cristian Movio e Luca Scatà, li faceva eccome, durante la sua conferenza stampa. E per completare l'opera, se per caso qualcuno non avesse colto bene nomi e cognomi, eccoli pure, quei nomi, nero su bianco nel tweet del Viminale e in quello del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «Grazie a Christian Movio e Luca Scatà, due giovani agenti che fanno onore a tutte le forze dell'ordine». Il tutto mentre, sui social, circolava anche un selfie con colleghi e amici dell'agente ferito Cristian, sorridente nel suo letto all'ospedale di Monza.
Una bufera. Il pubblico riconoscimento ai due agenti è diventata la polemica di giornata visto che mai era accaduto, neppure con mafia e terrorismo, che gli agenti autori di un blitz venissero sbattuti in prima pagina, anzi su tante pagine, potenza del web e del social. Proprio dalla rete sono partite le prime proteste. A cominciare dal «cinguettio» del premier Gentiloni, preso d'assalto con commenti al vetriolo. Esempio: «Isis ringrazia per aver divulgato nomi e cognomi degli agenti. Cortesemente, se può favorire l'indirizzo preciso... grazie». E ancora: «Si faccia spiegare da qualcuno del suo staff perché i Ros indossano il passamontagna...».
Preoccupato il capo della Polizia Franco Gabrielli, che ha diramato una circolare invitando a prestare la «massima attenzione» per la possibilità di eventuali «azioni ritorsive» nei confronti dei poliziotti e delle altre forze dell'ordine. E preoccupatissimo anche il questore di Milano, Antonio De Iesu, che ha fatto oscurare i profili social dei due giovani poliziotti: «Abbiamo il dovere - ha spiegato - di tutelare l'immagine dei nostri agenti, abbiamo detto ai ragazzi di evitare, di non farsi prendere dall'emotività nel loro interesse, è opportuno che non lo facciano». Anche perché, proprio partendo dai profili social, insieme alle pagine celebrative dei due agenti in rete è partito anche il tiro al bersaglio, per alcuni post «rei» di mostrare simpatie di destra.
Chiede le dimissioni di Minniti l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Furibondi i sindacati. «È stata una follia - dice Franco Maccari, segretario generale del sindacato indipendente Coisp - rendere noti i nomi dei poliziotti che hanno fermato il killer di Berlino. È incredibile la superficialità con cui è stata gestita la vicenda da parte dello stesso governo, che rendendo nota l'identità degli agenti, le loro foto e persino i loro comuni di provenienza, ha dimostrato di sottovalutare il rischio di rappresaglie». Se la prende invece con «qualche burocrate» della Polizia e con l'ufficio pubbliche relazioni Giorgio Tonelli, leader dell'altro sindacato autonomo di Polizia, il Sap: «Mi ha stupito che circolassero nomi e immagini, ma non mi risulta che ci sia stato un ordine dei vertici. Credo che tutto sia partito da qualche burocrate, quando il ministro Minniti ha fatto i nomi in rete già circolava tutto. È stata un'imprudenza, enorme, e si deve agire su chi ha commesso questa inaccettabile leggerezza. Qui non siamo di fronte al poliziotto che salva un bambino o una vecchietta, chi si occupa di relazioni esterne deve essere capace di discernere. E il ministro deve individuare e rimuovere i responsabili, un agente in prova come Luca Scatà rischia la vita per 1250 euro al mese. Aver reso note le generalità degli agenti è deplorevole».
Polemica nella polemica, quella sull'uso delle armi da parte dei poliziotti.
A sollevarla la capogruppo dei grillini al consiglio comunale di Biella, Antonella Buscaglia, che in un post su Facebook ha accusato di omicidio i due agenti: «Mi inorridisce e mi irrita chi gode dell'omicidio di un altro uomo, qualsiasi cosa abbia fatto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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