«Le autorità ecclesiastiche in passato non sempre hanno saputo affrontare in maniera adeguata questi crimini, ho chiesto perdono al Signore per questi peccati». L'ennesimo «mea culpa», l'ennesima presa di posizione contro la pedofilia nella Chiesa, in barba a chi lo accusa di essere un «insabbiatore», un Pontefice che pur sapendo, ha coperto le tendenze omosessuali di un ex cardinale americano. Papa Francesco, ieri, nel corso dell'udienza generale in Piazza San Pietro, pur non facendo alcun accenno diretto al dossier scritto a quattro mani dall'ex nunzio apostolico negli Usa, monsignor Carlo Maria Viganò con il vaticanista Marco Tosatti, è tornato sul tema degli abusi nella Chiesa, dando un chiaro segnale a chi in queste ore lo accusa di non aver agito a dovere.
Raccontando ai fedeli l'esperienza del suo viaggio in Irlanda in occasione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, Bergoglio ha toccato ancora una volta l'argomento pedofilia spiegando senza mezzi termini: «Questa mia visita doveva farsi anche carico del dolore e dell'amarezza per le sofferenze causate in quel Paese da varie forme di abusi, anche da parte di membri della Chiesa. In passato i vertici ecclesiastici non hanno saputo affrontare questi crimini. Un segno profondo - ha aggiunto in Pontefice - ha lasciato l'incontro con otto sopravvissuti». Francesco non ha fatto mistero della sua amarezza per questa piaga dolente, tanto da aver ribadito, anche nei giorni scorsi, di voler fare ancora di più per contrastare quanto è rimasto impunito per troppo tempo.
Sempre ieri, in rete si era diffusa la notizia che in piazza fosse presente un gruppo di contestatori che avrebbe urlato «Viganò, Viganò», inneggiando al monsignore che col suo memorandum ha accusato mezza Curia di aver coperto l'ex porporato Theodore McCarrick chiedendo anche le dimissioni del Papa. In realtà si trattava di un gruppo di giovani di Lucca che intonava: «Italo, Italo», riferendosi all'arcivescovo di Lucca, italo Castellani, che proprio in quel momento stava salutando il Papa. Bergoglio ha deciso intanto di proseguire sulla linea del silenzio, una posizione questa criticata, anche ieri, da altri vescovi americani notoriamente polemici nei confronti di Francesco. Non è finita, perché nei prossimi giorni, sulla scrivania del Papa arriverà anche la richiesta d'udienza da parte del cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti: il suo obiettivo è chiedere lumi su quanto contenuto nel dossier. Nel frattempo monsignor Viganò è ricomparso, con un'intervista, per difendersi dalle accuse di aver agito per vendetta contro il Pontefice. In effetti i motivi per vendicarsi ci sarebbero, ma l'arcivescovo assicura di aver scritto la sua «testimonianza» per amore della Chiesa.
Ma l'occasione è servita all'arcivescovo anche per tornare ad attaccare, questa volta, tre fedelissimi di Benedetto XVI, che con dedizione, subito dopo il primo scandalo Vatileaks avevano condotto una seria inchiesta sulla Curia su ordine di Ratzinger, interrogando decine di testimoni all'interno del Palazzo Apostolico. I due tomi del voluminoso dossier prodotto dai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi erano stati consegnati nel 2013 da Benedetto a Francesco, qualche giorno dopo la sua elezione.
E su ordine di Ratzinger è sempre rimasto segreto. L'unico autorizzato a leggerlo è proprio il Papa, tanto che lo stesso Papa Emerito aveva voluto consegnarlo esclusivamente di persona al suo successore. Da allora il dossier è conservato a Santa Marta.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.