Francia, è allarme scuole: "Culle dell'islam integralista"

Gli istituti musulmani accusati di fare "il doppio gioco" e diffondere un progetto fondamentalista. E il governo fa scattare ispezioni a sorpresa e studia un piano di controllo su docenti e contenuti

Francia, è allarme scuole: "Culle dell'islam integralista"

«La razza ebrea è maledetta», la «persecuzione contro l'islam in Francia è orchestrata da una lobby ebraica molto potente». La teoria dell'evoluzione di Darwin «è falsa» e Hamas è un'organizzazione rispettabile. Il primo ministro Manuel Valls ha avvertito qualche settimana fa del forte rischio che sta correndo la società francese: «Una minoranza salafita - ha detto il capo del governo - sta vincendo la battaglia ideologica e culturale dell'islam in Francia».

LE DENUNCE

Il conflitto si gioca anche e soprattutto nelle aule delle scuole islamiche. Prova ne sono le frasi antisemite e cariche di propaganda anti-occidentale risuonate per mesi alle orecchie di Soufiane Zitouni, origini algerine, ex professore di filosofia al liceo islamico Averroè di Lille, primo dei sei istituti privati musulmani convenzionati con lo Stato francese e considerato un fiore all'occhiello del sistema educativo per i tassi di riuscita dei suoi ex studenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha spinto Zitouni alle dimissioni l'ha pronunciata un'allieva dopo la strage del 7 gennaio a Parigi: i fratelli Kouachi che hanno firmato il massacro a Charlie Hebdo «non erano così pazzi né le vittime così innocenti come lei vuole far credere». Da allora Zitouni - ex musulmano che ha appena pubblicato una toccante autobiografia in cui racconta la ribellione contro la famiglia di sangue e quella religiosa da cui proviene (Confessions d'un fils de Marianne et de Mahomet, edizioni Les Échappés) - denuncia «il doppio gioco» con il quale si stanno diffondendo «i germi dell'islamizzazione» in Francia. «Dietro il paravento di un progetto educativo repubblicano, diffondono in maniera subdola una concezione dell'islam che è quella dei Fratelli musulmani».

I PROTAGONISTI

Sono proprio i Fratelli musulmani, per mano del loro braccio francese, L'Union des organisations islamiques de France (Uoif), i principali imputati di quella che viene considerata l'operazione sporca in corso nel sistema educativo: il tentativo di crescere nuove generazioni di musulmani come soldati in borghese dell'islam politico. A spiegare meglio di chiunque altro il disegno dell'organizzazione è un ex membro dei Fratelli musulmani, Mohamed Louizi, franco-marocchino di 38 anni, 15 dei quali trascorsi da militante. Nel suo ultimo libro Pourquoi j'ai quitté les Frères musulmans (Michalon) Louizi denuncia l'obiettivo finale della Fratellanza e racconta la strategia di islamizzazione globale e non dichiarata del gruppo in Francia e in Europa: il cosiddetto «Tamkine». «L'obiettivo dei Fratelli musulmani - dice Louizi - è di creare una rottura tra la Repubblica cattiva e la gioventù musulmana in modo che quest'ultima non creda più al progetto repubblicano».

IL PIANO DEL GOVERNO

Non a caso la ministra dell'Istruzione Najat Vallaud Belkacem sta cercando di correre ai ripari e avverte: «Stiamo esplorando tutte le piste possibili, compresa un'evoluzione sostanziale del diritto», soprattutto per le scuole islamiche fuori contratto, quelle cioè che non hanno accordi con lo Stato francese e non sono tenute a rispettare i programmi nazionali. Il governo sta lavorando a un sistema di autorizzazioni per l'apertura di nuovi istituti privati non convenzionati con lo Stato che contempli controlli «a priori» dei contenuti dell'insegnamento (oggi è previsto che arrivino solo un anno dopo l'apertura e poi a cadenza quinquennale) in modo da evitare che «sia più facile aprire una scuola che un bar», come ha riferito desolato un amministratore locale al Figaro. Intanto sono partite le ispezioni a sorpresa, controlli più serrati di quelli tradizionali e con il coinvolgimento anche di ispettori arabofoni.

I NUMERI

In tutto oggi sono 6 gli istituti musulmani sotto contratto statale, quindi con programmi uniformi stabiliti dal ministero e 50 quelli invece fuori contratto, che non godono di finanziamenti statali ma di ingenti risorse da Paesi stranieri come il Qatar, gli Emirati arabi e altri Paesi del Golfo. Di mezzo ci sono circa 5mila studenti. A cui si aggiungono altri 35mila bambini che frequentano invece i «centri culturali islamici», una sorta di dopo-scuola nati al fianco di un quarto delle 2mila moschee francesi, difficili da monitorare e durante i quali si fanno i compiti e si impara la cultura musulmana, cioè l'arabo, il Corano e la morale islamica.

DIFFAMAZIONE

Mentre il governo tenta di mettere una toppa alla semi-anarchia del sistema educativo, la Francia della laïcité e della liberté processa per diffamazione chi denuncia l'estremismo.

L'ex professore di filosofia Zitouni, oggi firma di Charlie Hebdo, aspetta l'esito del processo di appello per «diffamazione pubblica» intentato ai suoi danni dalla scuola islamica di cui ha raccontato l'antisemitismo strisciante e la subdola segregazione di genere delle donne, lentamente «convertite» al velo. Al suo fianco, stavolta, a provare che in Francia sta proliferando un «islamismo delle tenebre» ci sarà, documenti alla mano, l'ex «fratello musulmano» Louizi.

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