Roma Un giorno economista di lotta e il giorno dopo economista di governo. Paolo Savona regala schiaffi e carezze al concetto di Europa monetaria. E calibra bene i colpi tanto che da più parti si iniziano a registrare i primi ripensamenti su un modus vivendi dell'Unione europea che non aiuta la convivenza dei diversi partner. Dopo gli affondi dei mesi scorsi, affondi che gli sono valsi come medaglie per chi lo ha voluto nel nuovo esecutivo giallo-verde, è la volta delle carezze. E ieri Paolo Savona si è espresso chiaramente e senza tentennamenti a favore dell'Unione europea. L'intervento del ministro degli Affari europei alla Conferenza internazionale per la lotta alle frodi si è aperto con un assunto che piace ai mercati e agli euroburocrati. «L'Unione europea - ha detto il ministro - si fonda sui pilastri dell'euro e del mercato comune che vanno rafforzati nell'interesse dei cittadini». Era il suo primo intervento pubblico da ministro. Ed era molto atteso dagli analisti internazionali che stanno seguendo le prime mosse di quello che è stato già ribattezzato un governo euroscettico. «Non entro nel merito dei lavori - ha detto Savona aprendo la Cooperation Project 2, iniziativa promossa dal Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue che opera presso il Dipartimento Politiche Europee e dal Comando Generale della Guardia di Finanza - perché altri provvederanno a farlo meglio di me. A loro, e al personale di ogni ordine e grado che ha collaborato, va il mio riconoscimento per aver organizzato questo importante incontro». «Le frodi sono una violazione delle regole di buon funzionamento del mercato comune ben noto agli economisti - ha aggiunto Savona -. Il mio collega al MIT di Cambridge, George Akerlof, ha vinto il Premio Nobel dell'economia principalmente per aver scritto nel 1970 un saggio breve sull'argomento (The market of Lemons). La lotta alle frodi è un compito indispensabile per un'Europa più forte e più equa». Le stesse parole usate già da Giuseppe Conte nel suo discorso a Montecitorio. Adesso il ministro considerato euroscettico è atteso a un nuovo banco di prova, ben più complesso e importante. Il 28 e il 29 giugno si terrà il Consiglio europeo. «Stiamo studiando i documenti e dossier - ha detto l'altro giorno uscendo dalla Camera -. Quando mi farò un'idea prenderò la parola come promesso». In quella sede dovrà saggiare la resistenza di Francia e Germania alle rivendicazioni di una posizione nuova del nostro Paese. Il ministro delle finanze tedesco, per esempio, pur riconoscendosi ottimista circa il fatto che l'Italia non uscirà dalla zona euro, ha posto alcuni paletti.
Parlando più precisamente di debito pubblico Olaf Shcolz ha detto: «Spetta ai Paesi europei assumersi la responsabilità dei propri problemi», aggiungendo che Berlino non accetterà mai una «unione dei trasferimenti» in Europa.
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