Milano cambia pelle. «Da qui al 2035 i residenti stranieri saranno quasi il 30 per cento della popolazione». Non è una boutade elettorale, sono le stime ufficiali prodotte dall'Ufficio statistica del Comune.
Raccontano una città passata da meno dell'otto per cento di cittadini non italiani nel 1999 al 18,8% sul totale nel 2017 alla prospettiva di uno straniero su 3 tra meno vent'anni. Se in centro la crescita rispetto ad oggi sarà quasi impercettibile, ci sono zone di periferia come via Padova o Niguarda - dove già oggi la convivenza tra italiani ed extracomunitari è esplosiva - dove la curva si impenna verso l'alto, rischiano di diventare quartieri ghetto. I dati sono emersi durante la presentazione del Bilancio delle Politiche sociali gestite dall'assessore Pd Pierfrancesco Majorino, regista della discussa marcia a sostegno dei profughi il 20 maggio dell'anno scorso che ha promesso di replicare nella formula di «un grande meeting antirazzista».
Fiutando le critiche, l'esponente dem ha precisato che le proiezioni sul 2035 «non comprendono assolutamente i migranti», prega di non fare confusione, «si fa riferimento ai residenti, cresceranno ad esempio la comunità filippina e quella cinese, che in questi anni ha conosciuto un percorso di integrazione molto positivo». Anche quella egiziana farà un exploit. Nelle schede tecniche si legge che «Milano è il centro pulsante di un territorio, quello lombardo, che si presenta come la Regione italiana con il più alto numero di immigrati, anche in virtù dell'alta attrattività occupazionale». Al primo gennaio 2017 in Lombardia risultavano circa un milione e 140mila residenti stranieri. Majorino cita l'apertura (recente) della comunità cinese ma deve ammettere che in altri casi, «nei quartieri periferici», la presenza di stranieri «è molto complicata e può creare paura».
L'assessore giustamente sottolinea che quel 30% di nuovi milanesi nel 2035 si riferisce solo ai residenti regolari. Andrebbero sommati - infatti - i flussi di clandestini e profughi, che probabilmente cresceranno alla stessa velocità portando i milanesi d'origine in certi quartieri a sentirsi una minoranza. Il centrodestra chiede di frenare gli ingressi dei migranti. Il Comune di Milano risponde - dati del Bilancio 2018 - chiedendo più risorse allo Stato per un'accoglienza «di maggiore qualità». Stop ai maxi centri, il centrosinistra vuole aumentare i posti che rientrano nel sistema di protezione Sprar, dove oltre a vitto e alloggi vengono offerti ai migranti corsi di italiano o percorsi di avviamento al lavoro. «Non aumenteremo i posti ma costeranno di più» spiega Majorino. Paga lo Stato: si passerà dai 23,6 milioni di euro del 2017 agli oltre 28 milioni previsti.
Il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi attacca: «Un residente su tre straniero nel 2035? Di cosa ci stupiamo. Anziché disincentivare la presenza massiccia di immigrati il Pd apre loro le porte. Per fortuna i cittadini sono stufi delle loro scellerate politiche, e presto li manderanno a casa».
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