Lo schiaffo di Renzi a Putin: "Non perdo la faccia per due tubi"

Il premier tentenna su una possibile partecipazione dell'Italia al gasdotto Nord Stream. Da palazzo Chigi confermano: "La nostra posizione contraria non cambia"

Lo schiaffo di Renzi a Putin: "Non perdo la faccia per due tubi"

Torna il gelo tra Renzi e Vladimir Putin. I messaggi distensivi inviati nei giorni scorsi dal capo del Cremlino non hanno smosso le coscienze del premier, che rimane ancora fermo sulle sue posizioni allineate all'Europa e quindi di opposizione alla Russia.

"Siamo in una fase di riflessione, la questione richiede molto tempo per arrivare a eventuale maturazione. Soprattutto non si può perdere la facciaper due tubi...". E' questa la riflessione che vieve da Palazzo Chigi, riportata da un retroscena del Messaggero. Una frase che mette in evidenza due cose. La prima, l'incapacità del premier di gestire con fermezza le questioni di carattere internazionale. Infine, e non è poco, il premier dimostra di non aver compreso quello che, invece, Enrico Mattei prima e Silvio Berlusconi poi intuirono intelligentemente: l'Italia può avere un ruolo nel tavolo globale solo se si fa ponte tra occidente e Russia.

Secondo quanto aveva riportato ieri La Stampa, il Presidente russo avrebbe corteggiato Renzi per far entrare l'Eni nel raddoppio della pipeline per il gas nel Nord Europa, un progetto da 110 miliardi di metri cubi e 11 miliardi di euro. Esserci significherebbe segnare un punto importante, soprattutto dopo aver mandato alla deriva (per volontà dell'Ue) la costruzione del gasdotto a Sud.

A Palazzo Chigi sanno bene che il progetto è "economicamente vantaggioso per le nostre aziende", e non lo nascondono. Eppure Renzi è infastidito dall'idea di vedere il governo così aperto con Putin. Fu lui, infatti, il 17 dicembre a dire che il gasdotto Nord Stream era un affronto all'Italia, dopo che la Commissione aveva bocciato il South Stream, quello che sarebbe dovuto arrivare in Italia e di cui Eni era partner principale. Renzi accusò la Merkel di "ipocrisia" per aver sostituito con un colpo di mano il gasdotto meridionale con quello settentrionale. Così Renzi, invece di ascoltare l'invito di Putin, ha deciso di giocare la carta della contrapposizione alla Germania. Il governo ha chiesto alla Commissione Ue di esprimersi sull'operazione della Merkel, sperando bocci il progetto così come ha fatto con quello dell'Eni. L'accusa è che il piano non sia "paneuropeo", ma "esclusivo" tra Mosca e Berlino. Ieri la commissaria dell'Antitrust Ue, Margrethe Vestager, ha detto che "l'ingresso o meno dell'Italia non lo rende un progetto paneuropeo".

Così Renzi gioca d'azzardo. Se l'Antitrust gli darà ragione, avrà una carta da giocare in Europa. Ma il rischio, a questo punto, è che l'Italia rimanga con il cappello in mano. Se l'Ue darà l'ok alla Germania, il rifiuto di Renzi alla collaborazione con Putin rischia di tagliare fuori dai giochi le aziende italiane. "Ora - concludono da Palazzo Chigi - non è certo possibile che la posizione del governo cambi solo per l'invito di Putin a costruire...due tubi.

Qui è in gioco la sicurezza energetica europea, l'indipendenza dal gas di Mosca, la sicurezza dell'Ucraina che verrebbe by-passata col nuovo gasdotto e, soprattutto, la nostra faccia. Renzi un mese fa ha sollevato il problema ricevendo il plauso internazionale, non possiamo dire 'abbiamo scherzato', solo perché si apre una opportunità per le nostre aziende".

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