Gentiloni sente il premier Vertice di maggioranza sul pasticcio Salva-Stati

Europa preoccupata dalle tensioni interne al governo. Nuovo duello fra Di Maio e Gualtieri

Gentiloni sente il premier Vertice di maggioranza sul pasticcio Salva-Stati

Sono passati neanche tre mesi dall'insediamento del governo giallorosso e il tema dell'inaffidabilità dell'Italia sta tornando prepotentemente sulla scena europea. Dopo il balletto sull'Ilva (con lo scudo penale prima tolto, poi rimesso e di nuovo tolto), il braccio di ferro in corso in queste ore sul Mes sta infatti confermando uno stato confusionale dell'esecutivo che qualcuno inizia a temere sia cronico. Anche sul Fondo salva Stati, d'altra parte, sta andando in scena uno spartito molto simile a quello dell'Ilva, con l'Italia che cinque mesi fa ha dato il suo via libera - era il 21 giugno e Giuseppe Conte era ancora sostenuto da M5s e Lega - e che oggi pare tornare sui suoi passi. Comunque la si pensi sulla bontà del Mes e sulla sua sostenibilità per l'Italia, si tratta dell'ennesima prova di una politica totalmente ondivaga.

Un termometro dello scetticismo e del sospetto con cui a Bruxelles guardano alla conflittualità che sta caratterizzando il Conte 2 è la costante impennata dello spread. Che è passato dai 152 punti dello scorso 5 settembre, giorno dell'insediamento dell'esecutivo, ai 169 punti di ieri. Certo, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi dipende da molteplici fattori. Ma non c'è dubbio che le ultime vicissitudini del governo stiano dando un pessimo contributo. E chissà che non sia questa la ragione del recente contatto telefonico tra Conte e il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni.

Non solo lui, ma tutti i principali attori europei - dalla Commissione al Consiglio, passando per la Bce - non nascondono una forte preoccupazione per la deriva presa dall'esecutivo nelle ultime settimane. Soprattutto in considerazione del fatto che una delle ragioni sociali che hanno portato alla nascita del Conte 2 era quella di riavvicinare l'Italia all'Europa dopo i 14 mesi di esecutivo gialloverde all'insegna della guerra all'Ue e all'euro.

Invece, nonostante un Pd decisamente filoeuropeista abbia preso il posto di una Lega notoriamente euroscettica, lo spartito non pare affatto cambiato. A fare le veci di Matteo Salvini, infatti, ci sta pensando un Luigi Di Maio che ogni giorno non perde occasione di fare la fronda interna all'esecutivo di cui è - incidentalmente - ministro degli Esteri. Così, anche sul Fondo salva Stati il leader del M5s ha deciso di puntare i piedi, fingendo di dimenticare - anche lui come Salvini - che i due terzi dell'iter che ha portato l'Italia a dire sì al Mes lo ha sostenuto proprio Conte quando Di Maio - esattamente come il capo della Lega - ricopriva la carica di vicepremier. Credere che il presidente del Consiglio si sia mosso per 14 mesi a loro insaputa nei diversi vertici Ue dove si è trattata la riforma del Fondo salva Stati è onestamente piuttosto difficile.

Insomma, una situazione ai limiti del surreale. Nella quale ieri Conte sembrava non sapere come muoversi. Di Maio, infatti, insiste per un rinvio. Mentre il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri non arretra di un centimetro. Un vero e proprio scontro frontale, nel quale il premier pare stia facendo estrema fatica a trovare un punto di mediazione. Che a ieri sera non c'era, tanto che chi ha avuto occasione di sentire Conte non esita a definirlo «completamente in panne».

D'altra parte, il premier è ben consapevole che una qualsiasi frenata sul fronte del Fondo salva Stati non farebbe che minare irrimediabilmente la sua credibilità verso i suoi interlocutori a Bruxelles, visto anche quanto Conte si è speso su questo fronte. Insomma, una gigantesca impasse. Che M5s e Pd proveranno a sciogliere domani in un vertice di maggioranza convocato a sera, alla vigilia dell'informativa sul Mes che il premier terrà alla Camera lunedì a ora di pranzo.

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