Berlino lancia l'allarme sull'economia tedesca nel giorno in cui il «dieselgate» contagia anche Audi e Skoda. «L'industria automobilistica è fondamentale per l'economia della Germania - ha detto ieri il viceministro dell'Economia Jens Spahn - e lo scandalo scatenato dai test truccati di Volkswagen può avere un grosso impatto, e ciò dovrebbe preoccuparci». D'altra parte, l'automotive è la colonna portante dell'industria manifatturiera tedesca e in ballo ci potrebbero essere ben 3 punti di Pil. Il giro d'affari, compreso l'indotto, supera i 300 miliardi e ogni anno dalle fabbriche della Germania escono circa 5,5 milioni di veicoli, il 77% dei quali finisce su mercati stranieri.
Tuttavia, l'allarme di Berlino suona più come un avvertimento per l'Europa intera e per chi, dentro e fuori il Vecchio Continente, prepara cause legali. La locomotiva d'Europa lo sa, se va a picco lei, trascina anche gli altri Paesi dell'Unione: la Germania è la prima economia dell'Ue con un Pil che rappresenta il 29% di quello dell'Eurozona e colonna portante della sua economia è proprio l'industria che vale il 25,5% del Pil. «La preoccupazione tedesca è legittima - spiega Gabriele Roghi di Invest Banca - tuttavia credo che se ci sarà un impatto dal caso Volkswagen sui fondamentali, non sarà prima del 2016, e sarà tutto da verificare. Piuttosto, credo che l'esecutivo voglia nascondere dietro il dieselgate le reali ragioni delle proprie preoccupazioni: ovvero un'Europa a trazione tedesca che non riparte e resta in crisi». Insomma, il paradosso è che la crisi generata dallo scoppio (improvviso) dello scandalo Volkswagen confonde le acque di fronte a dati economici che dimostrano il fallimento delle ricette della Cancelliera Angela Merkel: l'austerity prima, interventi a mero supporto del settore finanziario poi e un eccessivo sviluppo dell'export per sopperire alle mancanze interne. «C'è un eccesso d'offerta e di produttività che non puo essere assorbita - spiega Roghi - perchè i redditi non sostengono i consumi e non ci sono politiche di sviluppo. Questo ha già da tempo innescato un rallentamento dell'economia in cui noi però riconosciamo solo le concause esogene che si innescano in un tessuto economico già fragile, da ultime la crisi cinese o lo scandalo delle auto truccate».
Una truffa che si allarga giorno dopo giorno e alla quale ieri si sono agggiunte anche Audi e Skoda. La prima con 2,1 milioni di veicoli coinvolti e la seconda con 1,2 milioni di mezzi. Una situazione caotica che sta mandando in tilt tutto il settore delle quattro ruote (Stoxx auto -3,64%) con Volkswagen che nel giorno in cui risulta indagato l'ex ceo, Martin Winterkorn, perde il 7,44 per cento. Male anche gli altri big del settore: Porsche ha perso il 6,93%, Peugeot il 5,08%, Renault il 4,66% e Fca il 4,95 per cento.
E così, per cercare di rimettere ordine, almeno in casa propria, da Berlino è partito un ultimatum che obbliga Volkswagen a risolvere il problema entro il 7 ottobre. Se il termine non verrà rispettato sarà ritirato il permesso alla circolazione della auto truccate. Così, la casa tedesca al centro dello scandalo, sta preparando un maxi piano di richiamo di 11 milioni di auto.
E, per precauzione, ha chiesto di sospendere vendite, immatricolazioni e le consegne di modelli equipaggiati con motori diesel EA 189 omologati Euro 5. Fuori dalla Germania, la Svizzera ha vietato le vendite di 180 mila auto Volkswagen con sistemi di emissione obsoleti, estendendo il divieto a tutte le auto diesel Euro 5.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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