Ghedini denuncia Travaglio: "Assurdità sulla mafia"

L'avvocato annuncia querele al giornalista e al M5s: "ll Cavaliere ha combattuto Cosa nostra"

Ghedini denuncia Travaglio: "Assurdità sulla mafia"

Milano - Puntuale come un avviso di garanzia, appena si prospetta la vittoria di Forza Italia alle elezioni, arriva il libro di Marco Travaglio: tema, Berlusconi e la mafia. Un tema su cui il direttore del Fatto quotidiano ha costruito le sue fortune editoriali, glissando sul dettaglio cruciale dell'assenza di qualsivoglia prova del teorema. Ogni volta che una Procura ha provato a sostenere la tesi di un alleanza tra il Cavaliere e Cosa Nostra, le indagini sono finite in nulla. E così alle nuove uscite di Travaglio il difensore di Berlusconi, Niccolò Ghedini, reagisce decidendo che la misura è colma, e decidendo di portare il giornalista in tribunale.

Ad Arcore, in questi giorni, è stata seguita con attenzione l'escalation polemica di Travaglio. Alla convention milanese di Forza Italia, Berlusconi domenica mattina aveva avuto parole severe contro le presunte rivelazioni del quotidiano, ribattezzato «il Falso Quotidiano». Travaglio gli risponde con una lunga intervista al Corriere della sera, in cui torna a sparare a zero sullo stesso tema: «La Cassazione nella sentenza Dell'Utri cita Berlusconi 137 volte. Si racconta come abbia pagato, stabilmente, per vent'anni, Cosa Nostra. Una sentenza agghiacciante». E il Fatto annuncia per oggi un «inserto speciale con tutte le sentenze su B. e Cosa Nostra».

A questo punto Berlusconi e il suo staff legale decidono che bisogna reagire. Ghedini dirama una nota in cui se la prende formalmente con «le dichiarazioni assurde di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle» ma che ha chiaramente nel mirino Travaglio, ormai considerato collaterale al partito grillino. Le «dichiarazioni assurde - scrive - in ordine ad un presunto rapporto del presidente Berlusconi con organizzazioni criminali mafiose sono destituite di ogni fondamento e saranno oggetto delle opportune azioni di fronte alla autorità giudiziaria competente».

Nella nota, più che insistere sui dettagli delle indagini finite in nulla (a partire dalla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Palermo, nel lontano 1997) Ghedini insiste sul dato che considera più significativo, quello che dimostra di per sé l'assenza di collegamenti o sudditanze tra il Cavaliere e i clan: l'impegno senza precedenti dei governi a guida Berlusconi contro la criminalità organizzata, e i «risultati eccezionali» raggiunti su questo versante. La nota ricorda che fu nel 2002 il governo Berlusconi a inasprire la norma in assoluto più temuta dai mafiosi, l'articolo 41 bis che prevede per loro il carcere duro, che fino ad allora poteva essere disposto solo provvisoriamente e venne rese definitivo. E, oltre al varo del codice antimafia, segnala i 1.

296 presunti mafiosi arrestati nello stesso periodo, la cattura di 32 dei 34 latitanti più pericolosi, a partire da Bernardo Provenzano. «Nessun governo nella storia della Repubblica ha mai conseguito così rilevanti risultati nella storia della lotta alla criminalità organizzata», è la conclusione di Ghedini.

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