Giù dal cavalcavia dell'A24: morti due gemelli di 55 anni

Pochi giorni fa il trauma della scomparsa della mamma

Giù dal cavalcavia dell'A24: morti due gemelli di 55 anni

Roma Fermano l'auto, scendono e si lanciano dal cavalcavia di Tivoli. Muoiono così, dopo un volo di oltre 70 metri, due fratelli gemelli di 56 anni, Francesco «Checco» e Bruno Grilli, romani ma da tempo residenti a Gallicano nel Lazio, tra i Castelli Romani e Palestrina. Pochi giorni fa era morta la mamma. Un trauma che non avevano superato. Una storia, l'ennesima, che ha sconvolto la cittadina termale in provincia di Roma. Secondo una prima ricostruzione della polizia stradale accorsa al chilometro 12,700 dell'autostrada Roma-L'Aquila, i due uomini avrebbero accostato la loro automobile, una Renault Clio, su una piazzola di emergenza lungo il viadotto. Una volta scesi, e dopo aver percorso alcune decine di metri, si sarebbero arrampicati sul guard rail che delimita il lungo ponte sulla valle dell'Aniene. Pochi secondi, poi il salto nel vuoto. A lanciare l'allarme alcuni testimoni, automobilisti di passaggio, che hanno notato la vettura ferma. Non solo. Alcune persone li avrebbero visti gettarsi dal ponte. Proprio questi racconti avrebbero chiarito agli investigatori la dinamica della morte. «Non possiamo escludere nulla - chiosano i poliziotti - finché non rintracceremo i familiari». Sulla vita dei due fratelli e sulla loro famiglia, insomma, si incentrerebbero le indagini degli inquirenti, polizia stradale e squadra mobile della Questura di Roma. Difficili le operazioni di recupero dei corpi da parte dei vigili del Fuoco, cominciate nel primo pomeriggio di ieri e concluse solamente in tarda serata. I corpi, difatti, rinvenuti vicino il poligono di San Vittorino, sono finiti nella vegetazione in quel tratto molto fitta. Pochi giorni prima, sempre a Tivoli, sempre da un ponte, il ponte della Pace che collega il lungofiume Impastato alla stazione ferroviaria, una 16enne del luogo lancia lo zainetto e si getta nel fiume Aniene. Un ragazzo egiziano che assiste al tentato suicidio si tuffa in acqua ma anche lui viene travolto dalla corrente. Per portarli in salvo alcuni passanti e quattro poliziotti di Tivoli devono formare una catena umana. Ieri, nel frattempo, si sono svolti a Pescara i funerali di Marina Angrilli e della figlia Ludovica, la ragazzina undicenne gettata, domenica scorsa, dal padre squilibrato, Fausto Filippone, da un viadotto dell'A14 nei pressi di Chieti. Ma è il ponte di Ariccia sulla via Appia a detenere il triste primato nazionale dei suicidi. Dai suoi 72 metri di altezza, fin dal primo dopoguerra, si sono tolte la vita centinaia di persone tanto che nel 2000, per cercare di mettere la parola fine alla strage, l'Anas realizza delle barriere protettive lungo tutto il ponte. Le tensostrutture serviranno a poco.

Il mese scorso l'ennesimo suicidio dal «ponte maledetto», questa volta di una giovane donna di 29 anni, seguito di poche settimane a quello di un 21enne di Nemi che, dopo esser stato medicato e dimesso in seguito a un piccolo incidente stradale, decide di farla finita. Sempre dallo stesso ponte.

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