Oggi sarà un giorno decisivo per la riforma della scuola. Pare infatti ormai certo che il governo porrà la questione di fiducia sul maxiemendamento, così da incassare l'ok del Senato e veder correre veloce il provvedimento verso l' approvazione alla Camera.
Ma proprio tra le pieghe del maxi emendamento è scoppiato un giallo che ha visto salire e non di poco la tensione nella maggioranza. A far crescere la temperatura dalle parti di Palazzo Madama è una norma che sarebbe stata inserita nel testo e che fa riferimento a una possibile introduzione della teoria sul «gender» nelle scuole. L'allarme è partito in serata quando i senatori di Area Popolare Maurizio Sacconi, Nico D'Ascola, Aldo Di Biagio, Roberto Formigoni, Carlo Giovanardi, Giuseppe Marinello e Gaetano Quagliariello, dopo un confronto con il comitato promotore della manifestazione di piazza San Giovanni dello scorso fine settimana, hanno chiesto un incontro «urgente» con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini e Maria Elena Boschi, titolare dei rapporti con il Parlamento e delle riforme costituzionali. «Il testo del maxi emendamento sul ddl scuola - scrivono -, sul quale il governo si accinge a mettere la fiducia, presenta una norma ambigua sulle attività educative che potrebbe consentire la diffusione nelle scuole della teoria sul gender». Da qui la richiesta di essere accolti dalle due ministre in un incontro che, presumibilmente, si terrà questa mattina.
Sulla questione già ieri alla Camera durante un question time il ministro Giannini era stato chiaro. Il ministero promuove nelle scuole iniziative volte a prevenire «ogni tipo di violenza e discriminazione, anche con riferimento specifico al tema della discriminazione sessuale, dell'omofobia», mentre non è prevista l'introduzione della cosiddetta “teoria del gender”, «che ha un contesto culturale diverso e che non ha nulla a che fare con le linee del governo». E questo sarà il concetto che la Giannini ribadirà ai senatori alfaniani nell'incontro di questa mattina. Nessuna apertura, quindi.
Ma dopo la grande manifestazione del Family day il dibattito è apertissimo.
Tanto che ieri anche l'onorevole Giorgia Meloni è intervenuta fissando dei paletti ben precisi: «Siamo tutti mobilitati sul tema della lotta alla discriminazione ma questa non deve essere confusa col tentativo di imporre a bambini di tre, quattro, cinque o sei anni delle ideologie legate ai loro presunti e futuri orientamenti sessuali. La discriminazione si combatte anche utilizzando la scuola, ma il principio da cui bisogna partire è il rispetto delle differenze, non il loro annullamento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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