Roma - Il «giglio magico» pare aver perso il suo petalo più bello e prezioso. Il termometro delle relazioni politiche Matteo Renzi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, segna temperature polari. Secondo voci di Palazzo, i due esponenti di punta della ormai trascolorata stagione dei «mille giorni a Palazzo Chigi» non si rivolgerebbero la parola da metà dicembre, ossia dall'insediamento del governo Gentiloni. Certo, nei retroscena più o meno ufficiali Boschi compare sempre a fianco del segretario, come in occasione del vertice notturno di martedì scorso al Nazareno. In realtà, colei che un tempo aveva il compito di rappresentare la vulgata renziana nei talk show, nelle piazze e nel mondo s'è allontanata parecchio dal suo mentore.
Una conferma viene pure dal basso profilo tenuto da Boschi in questa delicata fase politica attraversata dal Pd. L'unica citazione, per altro smentita dall'interessato, è relativa a un presunto diverbio con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, «giovane turco» sospettato di intelligenza con gli avversari della minoranza. Ma è veramente poca roba.
In luogo di Maria Elena parlano gli atti con i quali ha «blindato» la propria struttura a Palazzo Chigi. Innanzitutto imponendo a Matteo Renzi la propria conferma nello staff di governo (l'ex presidente del Consiglio avrebbe «conservato» solo il fidatissimo Luca Lotti) e poi mantenendo lo staff che l'aveva accompagnato quando era ministro delle Riforme. In primis, Cristiano Ceresani che capo del legislativo è diventato capo della segreteria di Palazzo Chigi. Poi, non potendo spostare ulteriormente Ceresani al dipartimento Affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio, ha «promosso» Roberto Cerreto (gabbando alcuni consiglieri di Stato) che per lei era stato capo di gabinetto. La manovra le ha consentito di liberarsi della «scomoda» Antonella Manzione, l'ex capo dei vigili di Firenze nell'era Renzi. Ultimo in ordine di citazione è Paolo Aquilanti, segretario generale del Consiglio dei Ministri per la cui conferma Boschi si è spesa personalmente. Una prova di forza che dimostra come l'esponente piddina non sia stata minimamente fiaccata, a differenza dei più noti colleghi, nemmeno dal crac di Banca Etruria della quale il padre era vicepresidente.
Insomma, Boschi pare aver costruito un «governo nel governo» spodestando alcuni disciplinati seguaci di Renzi e, soprattutto, costruendo un network di rapporti con la Roma che conta. Basti solo ricordare che i collaboratori sopra citati sono stati molto apprezzati dagli ultimi due presidenti della Repubblica.
Non a caso alcuni commentatori preconizzano per Maria Elena Boschi un futuro da Gianni Letta. L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei governi Berlusconi è sempre stato accanto al Cavaliere. Della giovane parlamentare aretina non può dirsi ad oggi altrettanto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.