«Il popolo siamo noi, Charles Michel, è finita», scandivano i dimostranti rivolgendosi al premier. Arriva fino in Belgio la protesta dei gilet gialli. E anche qui la lotta sfocia in azioni violente. Due veicoli della polizia sono stati incendiati alla fine della protesta di circa 300 «giubbotti gialli» a Bruxelles, mentre circa 60 persone sono state fermate. Si tratta della prima manifestazione del movimento nella capitale belga e verso le 13.30 la polizia ha utilizzato cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti che lanciavano oggetti. Un portavoce delle forze dell'ordine ha detto che i dimostranti hanno utilizzato «palle da biliardo e sampietrini» contro gli agenti.
A giustificare i fermi il possesso di oggetti vietati, tra cui fumogeni o lacrimogeni. «Violenze incomprensibili contro la polizia, che fa ogni giorno del suo meglio per proteggere i cittadini e la società. Scandaloso», ha scritto su Twitter il ministro dell'Interno belga, Jan Jambon.
La protesta è cominciata intorno alle 10.30 non lontano dai palazzi delle istituzioni europee e dall'ufficio del premier, dove le forze dell'ordine hanno individuato un centinaio di gilet gialli. Poi il corteo si è ingrandito, percorrendo le vie del centro e tentando più volte di avvicinarsi ai palazzi ufficiali, protetti da cordoni di polizia.
Lanciato due settimane fa in Francia per protestare contro il calo del potere d'acquisto e l'aumento delle tasse sul carburante, il movimento si è esteso in Vallonia, non ancora nelle Fiandre né nella capitale.
Intanto in Francia il dialogo fra il governo e i gilet gialli parte in salita. Mentre il presidente Emmanuel Macron da Buenos Aires dice che non tornerà indietro e proseguirà con forza le sue riforme, solo due dei sei rappresentanti della protesta che erano attesi ieri nell'ufficio del primo ministro Edouard Philipe si sono presentati all'appuntamento. E uno di loro, Jason Herbert, portavoce dei gilet gialli dell'Angouleme, è arrivato mezz'ora in ritardo, uscendo poi dopo pochi minuti. Interrogato dai giornalisti, Herbert ha spiegato che è stata rifiutata la sua richiesta di ritrasmettere l'incontro in diretta televisiva. «La mia legittimità non è superiore a quella degli altri», ha detto, aggiungendo che all'incontro dovevano assistere «tutti i francesi». L'uomo ha spiegato che gli altri delegati hanno disertato l'incontro a causa delle «enormi pressioni». «Parlo di minacce d'aggressione, verbali e fisiche, la nostra vita è in gioco», intimidazioni provenienti dal 99% degli altri gilet gialli, i quali «credono che siamo qui per la gloria». A parlare con Philippe, e il ministro della Transizione ecologica Francois de Rugy, per esporre le rivendicazioni del movimento di protesta per il carovita, è rimasta una sola persona di cui non è stato divulgato il nome.
Incontrando successivamente la stampa, Philippe ha parlato di «dibattito interessante, franco, rispettoso e utile». La mia porta, ha aggiunto, «è sempre aperta» nel caso i gilet gialli vogliano indicare rappresentanti per proseguire il dialogo.
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