Napoli - Sono stati ammanettati con otto mesi di ritardo i due trafficanti d'armi napoletani in affari con Iran e Libia. Per Anna Maria Fontana e Mario «Jafaar» Di Leva i magistrati titolari dell'inchiesta avevano inoltrato al gip una articolata richiesta d'arresto già nel luglio scorso. Il provvedimento però non è mai stato firmato. Sono gli stessi pubblici ministeri a rivelarlo nel decreto di fermo scattato dopo l'ultima informativa della Guardia di finanza sull'«assoluta necessità ed urgenza di intervenire» per «scongiurare il pericolo di fuga» dei cinque indagati. Uno dei quali, effettivamente, è risultato irreperibile al momento del blitz.
L'ordinanza di custodia cautelare è arrivata solo ieri dopo che il giudice delle indagini preliminari Luisa Toscano ha convalidato i fermi. Sia la Fontana sia Di Leva si sono avvalsi della facoltà di non rispondere per la necessità hanno spiegato i difensori di leggere il materiale giudiziario che i pm Maresca, Giordano e Sirignano (quest'ultimo passato alla Direzione nazionale antimafia) hanno raccolto in due anni di attività investigativa su più fronti.
Rapporti border line con guerriglieri mediorientali, affari sporchi e triangolazioni finanziarie nei paradisi fiscali sono stati ricostruiti dagli 007 del Gico delle Fiamme Gialle. I due (con la collaborazione di Andrea Pardi, ad della «Società Italiana Elicotteri», e del figlio della coppia Luca Di Leva) avrebbero violato in più occasioni l'embargo internazionale fornendo a Teheran e Tripoli armi e munizionamento di fabbricazione sovietica e ucraina. Nelle carte giudiziarie c'è però altro. Dalle perquisizioni è emersa infatti la trattativa, intavolata da Di Leva, con la «Prime Bank of Islamic Republic of Iran» per «effettuare scrivono gli investigatori una transazione concernente un cambio di dollari americani in euro di 100 «Pallet» (ogni «Pallet» è composto da un milione di biglietti da 100 dollari) negli Emirati Arabi». In un'altra circostanza è la società di trading iraniana «Sahar Negar Trading Co» a proporre a «Jafaar» una operazione «bank to bank» con la «Prime Bank di Hong Kong» per un cambio da euro a dollari americani per una cifra compresa «dai 10 ai 50 bilioni». Ossia: dai 10 ai 50 miliardi di biglietti verdi.
Il loro era un mondo di contatti di alto rango con l'ex impero persiano. Nella foto della «lady in nero» con l'ex presidente Ahmadinejad a una esclusiva cerimonia compare infatti anche Mohsen Rezaian.
Un venditore di tappeti persiani con negozio a Portici e residente, oggi, a Napoli. Noto rivelano gli inquirenti «per essere stato attivo esponente di Hezbollah». Il «Partito di Dio» che vuole la distruzione di Israele. Con Mohsen i coniugi erano in ottimi rapporti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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