"È la prima volta che un dirigente scolastico avrà questo incarico. Ha rivoluzionato il mondo dell'istruzione e ha creato una rete di ebook per far risparmiare gli studenti". Luigi Di Maio è fiero del nome che ha proposto per guidare il Miur. Salvatore Giuliano, il "preside 2.0" dell'Itis "Ettore Majorana" di Brindisi, ha sicuramente il merito di guidare uno degli istituti tecnici più innovativi d'Italia. Ha inventato Book in progress, il progetto per la realizzazione dei libri di testo direttamente dai docenti, idea che si è portato dietro dagli Stati Uniti, nel 2009, di ritorno da una missione al MIT di Boston. E ha dato vita a una rete di un centinaio di scuole che hanno aderito al progetto con l'obiettivo di creare contenuti digitali, ma anche di costruire un nuovo modo di stare in classe, con aule più simili a laboratori.
In passato Giuliano ha già lavorato al ministero, precisamente nello staff del ministro Stefania Giannini, come esperto di temi legati alla formazione dei dirigenti scolastici e del Piano Nazionale Scuola Digitale. Quel ministero contro cui il Movimento 5 Stelle si è sempre scagliato contro. "Grazie a lei un caos senza fine"; "Taglia l'organico"; "Vende fumo"; "Regaliamole un corso di onestà e competenza": sono alcuni degli attacchi anti-Giannini insieme a una mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle.
Al netto di questo, poi, fa un po' sorridere ora la scelta di Di Maio soprattutto se si mettono a confronto le sue passate dichiarazioni contro la Buona Scuola di Renzi e le dichiarazioni di oggi di Giuliano che in pratica smentiscono il leader pentastellato.
"Ritengo che la buona scuola non vada abolita ma sicuramente migliorata", ha dichiarato Giuliano a L'aria che tira. Un messaggio diretto, una presa di posizione chiara e repentina. E discordante appunto da quelle del Movimento che lo ha chiamato in causa.
Tra i venti punti del programma grillino infatti c'è il superamento della Buona Scuola. Il 19 agosto scorso Di Maio dichiarava: "Se andiamo al governo cancelliamo subito tre leggi: via il jobs act, la buona scuola e la legge Fornero" . A giugno 2017 il refrain era lo stesso: "Se dovessimo andare al governo aboliremo la legge Fornero, il Jobs act e la buona scuola. Sono le tre leggi da eliminare. E li si misurerà la nostra coerenza".
Il 9 febbraio scorso Di Maio e Giuliano erano già passati alla cronache scatenando la reazione del centrodestra. Il leader pentastellato si era infatti recato all'istituto presieduto da Giuliano accolto da docenti e studenti in piena campagna elettorale. Era l'inizio di una luna di miele in salsa grillina. Adesso bisognerà solo capire chi due cambierà rotta sulla Buona Scuola. E non ci è voluto molto per capire. Infatti, Giuliano si è affrettato a fare una precisazione: "La buona scuola è un provvedimento disastroso, che ha distrutto la vita di migliaia di insegnanti. Le mie parole sono state strumentalizzate. La Buona scuola è tutta da buttare e da riscrivere da capo. Alle assunzioni fatte, e che restano, ne faremo altre". Insomma, Di Maio pare averla subito messo in riga.
A mettere il dito nella piega ci ha pensato poi Matteo Renzi: "Salvatore Giuliano? È un nostro amico, è un consulente della Giannini e della Fedeli. È un preside, anche bravo, che ci ha aiutato a scrivere la riforma della Buona scuola. In tanti momenti, anche di polemiche e insulti, lo ricordo darmi il sostegno pubblico: presidente sono con lei, vada avanti". Giuliano peraltro non si era limitato a sostenere pubblicamente, e in più occasioni, la riforma, ma partecipò alla sua stesura, facendo parte dei "cantieri" predisposti dall'allora ministro Giannini nel maggio 2014 per scrivere le bozze dei provvedimenti.
Per le sue attività pioneristiche sull'informatizzazione scolastica è stato anche tra i 'digital champions' italiani, riuniti in un grande evento nel 2015 alla Reggia di Venaria. In quell'occasione Giuliano parlò a nome dei docenti italiani, e disse solennemente all'allora premier Renzi: "Presidente, la scuola è con lei".
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