Non per tutti, ma per molti fa la differenza incassare la pensione non il primo giorno del mese, come sempre, ma tre o quattro giorni più tardi come questo gennaio. Perché quando vivi con meno di mille euro al mese, e già fai fatica arrivare al 31, scoprire così, all'improvviso, che l'atteso pagamento non ci sarà non è bello. Anzi, fa salire la rabbia che è un piacere. E chi pensa che sia un'esagerazione, che in fondo è soltanto questione di pochi giorni, è perché non vive la stessa situazione, non ha problemi di sopravvivenza né ansia da scadenze. Bastava rispondere alle telefonate dei pensionati arrivate ieri numerosissime in redazione o alla Federconsumatori per capire che razza di disagio ha creato la legge 17 luglio 2015 n. 109, quella che convertendo un decreto del governo ha affrontato il tema della rivalutazione degli assegni previdenziali a seguito della sentenza della Consulta. Una leggina che disponendo il pagamento delle pensioni il primo giorno bancabile del mese ha previsto solo per gennaio 2016, in cui il primo giorno è un festivo, che i versamenti vengano effettuati il secondo giorno bancabile del mese. Risultato: mentre i pensionati sono costretti a stringere ancora di più la cinghia, le banche ringraziano il governo perché in virtù di questa norma si tengono il malloppo in cassa per un giorno di più.Il 2016 comincia così, per milioni di pensionati, con un'amara sorpresa. Chi sperava di poter ritirare la pensione sabato 2 gennaio ha dovuto aspettare fino a ieri, il 4, per presentarsi allo sportello. Soltanto oggi, cinque giorni più tardi, invece, potranno riscuoterla in banca coloro che hanno l'accredito sul conto. Questo prevede la legge i cui effetti, però, non erano chiari ai più. Anzi, la maggior parte delle persone che non vedeva l'ora di incassare il dovuto a fine mese, non sapeva proprio nulla del cambiamento di programma. Anche se l'Inps aveva inserito l'annuncio tra le news del sito internet già il 23 dicembre e diffuso l'indomani un comunicato a giornali ed agenzie di stampa, come minimo c'è stato un difetto di comunicazione che ieri ha scatenato un putiferio. «Senza comunicazione alcuna ai diretti interessati - scrive in una nota la Federconsumatori - l'Inps ha deciso di applicare la normativa contenuta nella legge 109 del luglio scorso. Di conseguenza le Poste i soldi ai pensionati li daranno oggi (ieri, ndr) mentre le banche li metteranno a disposizione soltanto domani (oggi, ndr): cinque giorni dall'inizio del mese. Può darsi che per la maggioranza delle persone non sia un problema insormontabile, può però essere un disagio notevole per chi aspetta soltanto i soldi della pensione per sopravvivere e onorare i propri impegni. Nella sostanza i pensionati sono stati defraudati per 4-5 giorni delle loro spettanze. Nella forma riteniamo molto scorretto che l'Inps non abbia provveduto per tempo a darne comunicazione».
In realtà l'Inps lo aveva comunicato, nelle modalità dette, e anche le Poste Italiane avevano provveduto ad informare i clienti, soprattutto attraverso i giornali locali, ma evidentemente il messaggio non è arrivato a destinazione in maniera efficace. Resta il fatto che ai pensionati è stato chiesto un ulteriore sacrificio, di cui hanno beneficiato le banche. Unica consolazione: da febbraio le pensioni tornano ad essere pagate il primo giorno lavorativo del mese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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