«L'Italia sta sbagliando politica e l'Europa ci lascia soli. E, allora, per bloccare l'invasione, bisogna usare gli stessi metodi che usarono i romani». Insomma, la storia si ripete e dagli sbagli si può anche imparare. Ne è convinto l'ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, generale Pasquale Preziosa.
Generale, perché l'Europa ci lascia soli nella battaglia contro l'immigrazione incontrollata?
«L'Italia oggi è da sola. Non è che l'Europa non ci sia. L'Europa è compatta, ma è dall'altra parte. Anche la Germania, che aveva iniziato una politica dell'accoglienza simile alla nostra, ispirandosi ai valori fondanti dell'Europa, ha dovuto poi cambiare strategia perché non era sostenibile. Quindi l'Italia, con il discorso dell'immigrazione, è rimasta isolata».
Intende dire che il nostro Paese sta sbagliando?
«Voglio dire che la soluzione è quella di muoversi velocemente e fare politica attiva. Il problema della migrazione si risolve con un atteggiamento diverso da quello attuale. Quindi, vuol dire che questa non è una buona politica».
In sostanza, come si dovrebbe muovere chi ci governa?
«Bisogna cambiare atteggiamento con i Paesi del Nord Africa e con l'Europa. I risultati dell'attuale politica si vedono e sono negativi, ma soprattutto, continuando in questa direzione si va verso la catastrofe. Il fenomeno della migrazione, con tutte le sue conseguenze, però, era già visibile qualche tempo fa e non era necessaria alcuna analisi approfondita del fenomeno».
Di chi è la colpa dell'invasione che stiamo subendo?
«La Francia ha iniziato il disastro con la destabilizzazione della Libia, che nel 2014 aveva già un governo riconosciuto internazionalmente e democraticamente eletto. Il fatto che gli islamisti, che all'epoca contavano solo 30 seggi, si siano opposti e abbiano spinto Al-Thani ad andare verso Tobruk, non vuol dire che il governo non era un governo democraticamente eletto. Sicuramente, la nascita del governo di Tripoli, quello degli islamisti e, successivamente, quello voluto dall'Onu, con il lavoro fatto da Kobler, è stato un disastro, perché oggi siamo di fronte a tre governi senza autorità e autorevolezza».
Quindi anche l'Onu ha responsabilità precise?
«Il sostituto di Kobler, Ghassan Salamé, entrerà nelle sue piene funzioni a settembre, ma già adesso ha tentato l'approccio con i vari governi con scarsi risultati. È da tener presente che il braccio destro di Kobler è colui che propugnò di fatto il colpo di Stato contro Al-Thani. Quindi, l'Onu è un disastro».
Che si può fare, dunque?
«I tre governi esistono e bisogna trovare una soluzione. Pochi, ad esempio, stanno dialogando con le tribù al sud della Libia, ma il problema è ancora più grosso perché bisogna stabilizzare i Paesi intorno a quella Nazione. Prima ci pensava Gheddafi, che finanziava i Paesi intorno, quali Sudan, Ciad e anche Mali, in maniera tale che gli eserciti avessero un regolare salario tutti i mesi. Da quando è caduto, quegli eserciti sono diventati milizie, che altro non fanno che traffici di esseri umani o di altro. Quindi, come si vede, il problema è ancora più grosso».
Che pensa dell'operato del ministro Minniti?
«Che Minniti, che
si è insediato solo da pochi mesi, stia facendo un grandissimo lavoro, che andava iniziato molto tempo prima e quindi andrà sostenuto, affinché possa avere successo per arginare questo tragico fenomeno dell'immigrazione».
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