Il governo va in crisi sulla Tav. Impotente e furioso, così veniva descritto ieri sera Matteo Salvini da chi ci ha parlato dopo la surreale conferenza stampa del premier Conte. La tensione tra alleati sale alle stelle. È lo stesso Salvini, ospite in serata alla trasmissione Diritto e Rovescio, a sfidare l'alleato grillino: «La Tav va fatta e nessuno mi farà cambiare idea». E su Di Maio: «Lui dice no? Vediamo chi ha la testa più dura». Poi l'avvertimento a Conte: «Continuo a governare con gli alleati, a meno che i no non diventino troppi, con i no non si va da nessuna parte...». Un primo avviso di sfratto a Conte. Poi Di Maio replica piccato: «Che fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani. È un irresponsabile». Insomma, botte da orbi.
«Ci ha presi in giro, si è allineato alla Casaleggio», si sfogano gli esponenti della Lega, a taccuini chiusi. La preoccupazione è palpabile: il premier, dopo aver per settimane fatto filtrare che avrebbe sostenuto a tutti i costi la Tav e gli impegni internazionali sottoscritti dall'Italia, ha fatto un dietrofront dell'ultim'ora. E i Cinque stelle puntano a tenere a bagnomaria la Tav con i loro veti per mettere all'angolo l'alleato Salvini e fargli perdere credibilità e consensi di qui alle elezioni. Lo stesso giorno delle Europee si vota anche per la guida della Regione Piemonte, e «se non riusciamo a sbloccare la Tav, perderemo punti a rotta di collo: di fronte allo stallo del governo, la larga maggioranza pro-Tav si sposterà su Forza Italia e sul Pd». Non a caso il governatore dem Chiamparino si è impadronito agevolmente della bandiera della Torino-Lione, diventando il punto di riferimento per chi non ne può più della palude causata dal governo, e sta recuperando nei sondaggi.
Il vicepremier leghista voleva far approvare i bandi nel Consiglio dei ministri serale, e aveva spedito i due governatori di Lombardia e Veneto a dare l'ultimatum: «Tav e infrastrutture veloci, sicure e moderne servono non solo alle imprese, ma a tutta Italia. Giusto approfondire i costi reali e chiedere di più a Francia ed Europa, ma impensabile bloccare i bandi», avvertono Zaia e Fontana. Conte per si schiera coi suoi referenti grillini, spiega di aver finalmente compreso che la Tav non gli piace, e che fosse per lui la chiuderebbe subito. E sui bandi rimbalza gli appelli leghisti: «Stiamo sviscerando l'argomento», dice, mentre mancano ormai poche ore alla deadline. Per concludere serafico, quasi fosse un «umarell» davanti ad un cantiere e non un (pur improbabile) capo di governo: «Il governo è in stallo».
Dopo la giravolta di Conte la comunicazione salviniana si affanna a minimizzare: «Ma no, non si è schierato con i grillini, continua a fare il mediatore. E i bandi saranno sbloccati». Ma Salvini è furioso, e non sa che pesci pigliare. Il Consiglio dei ministri slitta a tarda sera. Il vicepremier leghista tenta da giorni di distogliere l'attenzione dal caos governativo, usando un po' a casaccio armi di distrazione di massa, come la richiesta di mandare all'asilo i bambini no-vax.
Ieri era atteso a Bruxelles per la riunione dei ministri degli Interni (in agenda: immigrazione, sicurezza, riforma del trattato di Dublino), ma ha pensato bene di disertarla, preferendo andare a fare campagna elettorale a Potenza. Per tutto il giorno ha twittato nell'ordine contro: Vauro, Boldrini, Bernard Henri Levy e il Pd di Montebelluna. E a favore della Costa Crociere. La Tav può attendere.
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