Il governo pensi al terrorismo. Siamo nel mirino dei tagliagole

Se l'Italia interverrà militarmente, dovrà immediatamente aumentare, come fece il Canada, la spesa per i servizi di intelligence, perché il terrorismo islamico, quando si rivolge contro le città italiane, non si combatte. Il terrorismo islamico si previene

Il governo pensi al terrorismo. Siamo nel mirino  dei tagliagole

Se bombarderà l'Isis, l'Italia dovrà fronteggiare conseguenze nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Le conseguenze nel breve periodo. Nel breve periodo, crescerà l'odio jihadista verso l'Italia che avrà due sbocchi: uno interno e l'altro esterno.

Alcuni estremisti islamici partiranno dall'Italia verso la Siria, aumentando il numero dei cosiddetti «foreign fighters». Altri, invece, non riuscendo a partire, cercheranno di colpire l'Italia sul territorio, come fece Michael Bibeau, il simpatizzante dell'Isis che, il 22 ottobre 2014, uccise il soldato Nathan Cirillo mentre montava la guardia al National War Memorial di Ottawa, in Canada, per poi fare irruzione nel palazzo del Parlamento. Michael Bibeau non aveva intenzione di realizzare un attentato terroristico in Canada, ma, non potendo recarsi in Siria, modificò i suoi piani.

Lo stesso discorso vale per Martin Rouleau, il simpatizzante dell'Isis che, il 20 ottobre 2014, investì e uccise un soldato canadese a Saint-Jean-sur-Richelieu, una cittadina del Québec. Anche Martin Rouleau aveva cercato di partire per la Siria, ma la polizia gli sequestrò il passaporto. Persa la speranza di raggiungere lo Stato islamico, Martin Rouleau decise di colpire in casa propria.

Per anni, il Canada era stato uno dei Paesi più amati dai jihadisti, ma l'amore si trasformò in odio quando, da rifugio sicuro - ricordo il caso di Ahmed Ressam -, iniziò a bombardare i terroristi di Al Qaida al fianco degli Stati Uniti in Afghanistan.

La logica di ragionamento dei terroristi islamici è molto semplice: «Colpiamo chi ci colpisce».

Se l'Italia interverrà militarmente, dovrà immediatamente aumentare, come fece il Canada, la spesa per i servizi di intelligence, perché il terrorismo islamico, quando si rivolge contro le città italiane, non si combatte. Il terrorismo islamico si previene, come dimostra la strage jihadista di Charlie Ebdo a Parigi, il 7 gennaio 2015.

Le conseguenze nel medio periodo

Nel medio periodo, i bombardamenti dell'Italia potrebbero contribuire a un arretramento dell'Isis, che passerebbe da una strategia basata sull'«importazione» di jihadisti a una strategia basata sulla loro «esportazione» per spingerli a colpire in casa nostra.

Riassumo la dinamica jihadista in una formula: «Arretramento in casa, avanzamento all'estero».

Come dimostra l'esperienza di al Shabaab in Somalia e di Boko Haram in Nigeria, le organizzazioni jihadiste, che lottano per instaurare il Califfato in casa propria, accrescono il numero degli attentati terroristici all'estero quando arretrano sul proprio territorio. La spaventosa strage all'Università di Garissa, in Kenya, il 2 aprile 2015, è avvenuta dopo che al Shabaab era stata costretta ad arretrare nelle periferie della Somalia.

Le organizzazioni jihadiste colpiscono in casa altrui con l'obiettivo di provocare una spaccatura tra i partiti politici favorevoli all'intervento militare e quelli contrari. Il Kenya è parte della coalizione di Stati che, da alcuni anni, attacca al Shabaab in Somalia. Un altro esempio è quello della Spagna che subì un terribile attentato jihadista l'11 marzo 2004. La vicenda è complessa ma, subito dopo la strage, gli spagnoli elessero Zapatero che ritirò le truppe dall'Irak.

A partire dal febbraio 2015, Boko Haram è stata duramente attaccata da Camerun, Ciad, Niger e Nigeria che ricevono molti milioni di dollari dagli Stati Uniti per liberare la Nigeria dal terrorismo islamico. Dopo avere perso una serie di importanti territori, Boko Haram ha iniziato a realizzare numerosi attentati terroristici nei Paesi che compongono la coalizione, uccidendo 1600 persone tra giugno e settembre 2015. Nel momento in cui Boko Haram è stata costretta a interrompere l'edificazione dello Stato islamico nel nord della Nigeria, ha iniziato a realizzare una grande quantità di attentati terroristici all'estero, proprio come al Shabaab.

Delle due l'una: o i terroristi sono impegnati a costruire la propria società, oppure vengono a distruggere la nostra.

Le conseguenze nel lungo periodo

Nel lungo periodo, è ipotizzabile un forte arretramento dell'Isis o la sua sconfitta. Dal momento che nessuno Stato del mondo può consentire che l'Isis diventi una realtà stabile e consolidata, giungerà il giorno in cui l'Isis sarà combattuto attraverso l'invio di truppe di terra. Come è noto, i bombardamenti aerei non sortiscono gli effetti desiderati. Dal settembre 2014 al settembre 2015, la coalizione americana ha condotto 7200 raid aerei contro l'Isis, che però ha continuato ad avanzare, conquistando Palmira e Ramadi. Sotto i bombardamenti russi, l'Isis si è avvicinata ad Aleppo, realizzando la sua più importante avanzata da quest'estate ad oggi.

Quando l'Isis sarà attaccato dalle truppe di terra di una potente coalizione, centinaia di jihadisti cercheranno la fuga attraverso il Mediterraneo per fare ritorno a casa nostra.

Le città occidentali dovranno confrontarsi con la minaccia del terrorismo per un periodo di tempo non breve.

I servizi di intelligence saranno sottoposti a una pressione sempre più grande.

Il Parlamento è sovrano e difenderà gli interessi del Paese, ma, se deciderà di bombardare l'Isis, dovrà ripensare la spesa pubblica

per difendere la vita degli italiani.

* Direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell'Università di Roma Tor Vergata e Ricercatore al MIT di Boston. I suoi libri hanno vinto premi prestigiosi in Italia e all'estero.

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