Il governo scomunica il Papa: "Non dite “genocidio” armeno"

La stoccata del sottosegretario Gozi: "L'esecutivo italiano non usi quel termine". Meloni: "Vergognoso il silenzio di Renzi". Gentiloni: "Dai turchi toni esagerati"

La protesta di un espatriato armeno davanti alla sede della ambasciata turca ad Atene
La protesta di un espatriato armeno davanti alla sede della ambasciata turca ad Atene

Il fastidio e il disagio turco, forse, erano stati messi in conto dai vertici della Segreteria di Stato vaticana. Il pilatismo del governo italiano invece no. Ed è questa la «notizia» che più ha fatto rumore ieri a sole 24 ore dalla dura posizione presa da papa Francesco a proposito della triste centenario che gli armeni ricordavano proprio ieri con tanto dolore.

Fu genocidio o no? Il papa non cerca soluzioni retoriche. Il governo Renzi invece sì. E in questo senso il primo a prendere le distanze da quanto detto domenica dal pontefice è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Sandro Gozi (Pd). «Credo - spiega Gozi di fronte alle telecamere di Omnibus su La7 - che non sia mai opportuno per un governo prendere delle posizioni ufficiali su questo tema». Gozi poi spiega che la sua posizione personale non è distante da quella del Pontefice ma ricorda che il governo è impegnato da tempo in un dialogo con i vertici di Ankara per parlare di diritti umani e minoranze e «in questi casi il muro contro muro non aiuta a risolvere i problemi».

Il ministro Paolo Gentiloni apparentemente ci va giù più duro e stigmatizza la reazione turca. «La durezza dei toni - spiega il responsabile della Farnesina - non mi pare giustificata». Poi, però, glissa con diplomazia sulla parola genocidio. Ed evita accuratamente di pronunciarla, in linea quindi con Gozi. E se i primi due non bastano a dimostrare la timidezza del governo Renzi nei confronti di questo spinoso argomento storico, interviene anche Federica Mogherini, voluta proprio dall'ex sindaco fiorentino a capo della diplomazia europea e chiamata ora in causa soprattutto perché da tempo a Bruxelles si discute della opportunità o meno di accettare la Turchia come membro della Ue. «È fondamentale - spiega la rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri - che i paesi partner della Ue sappiano affrontare il passato attraverso dibattiti sereni». Come a dire: Ankara deve rivedere la sua posizione se vuole entrare nel nostro «club». La Mogherini poi sottolinea la sua felicità nel notare come «la società turca» si sia «aperta a tali dibattiti». Quasi non avesse letto i giornali di ieri, quasi non sapesse che l'ambasciatore presso la Santa Sede è stato richiamato in patria.

Insomma il nostro governo e la Ue sembrano voler mettere la testa sotto la sabbia e prendere le distanze dal papa. Forse per non inasprire il confronto, forse per non disturbare i rapporti commerciali, forse perché ritengono - come ha spiegato Gozi - che un governo non deve comportarsi come uno storico di professione, resta il fatto che anche qui da noi il governo Renzi sembra isolato in una posizione che definire pilatesca è poco.

Anche da sinistra piovono critiche. Come quella del senatore Vannino Chiti (Pd) che sbotta: «chiamare le tragedie con il proprio nome è un segno di verità». Cui fanno da eco Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica, che su Twitter rincara la dose: «Il genocidio armeno è un fatto storico» e Fabrizio Cicchitto (Ncd): «Papa Francesco ha del tutto ragione».

Più pesanti le parole di chi ora siede all'opposizione. A iniziare da Giorgia Meloni (FdI) che sottolinea l'assordante silenzio dello stesso Renzi. Anche la eurodeputata Elvira Savino (FI) attacca il premier: «Papa Francesco mostra quella sensibilità e quel coraggio che mancano a Renzi, che durante il semestre a guida italiana della Ue non ha saputo promuovere la difesa delle radici cristiane dell'Europa».

La sua collega di partito Michaela Biancofiore (FI) ha addirittura lanciato un hashtag su Twitter dal contenuto inequivocabile: #iostoconFrancesco e rilancia una proposta tutt'altro che diplomatica: «Subito le radici cristiano-giudaiche nella nostra Costituzione».

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