«Un ideale è un sogno che cammina. Facile attaccare una persona ma è impossibile fermare un popolo in cammino. Non fermeranno il nostro sogno». Un breve messaggio, in stile messianico, sul profilo Facebook del leader Beppe Grillo dopo il caos scoppiato nel M5S, non una parola in più. In privato, però, il comico si consulta costantemente con Casaleggio e con alcuni dei cinque fedelissimi appena nominati nel Direttorio del movimento. Preoccupano le guerre intestine, ma soprattutto la flessione dei contatti sul blog di Grillo (gestito dalla Casaleggio associati), che dal 2013 ha perso 21 posizioni - scrive Wired - nella classifica dei siti italiani più visti.
Ma non basta un post su internet per sedare una rivolta in atto. Le espulsioni dei due ribelli Artini e Pinna, comunicate via sms e neppure passate da un voto dell'assemblea (e firmate dal capogruppo Cecconi, e non invece, come prevede il regolamento, dal presidente dei deputati M5S, Alessio Villarosa), hanno esasperato troppo il clima per procedere con le altre espulsioni previste per la riunione di domani (17 i deputati nel mirino). Così, mentre i due deputati hanno chiesto delucidazioni alla presidenza della Camera sul loro trasferimento coatto dal gruppo M5S al Misto, i falchi frenano - temporaneamente - la morsa. Da fonti interne filtra che la riunione prevista si farà un giorno dopo, e che avrà all'ordine del giorno le riforme, il Quirinale, il reddito di cittadinanza, il ruolo del Direttorio, e infine anche le famose rendicontazioni (i ribelli le stanno pubblicando). «Come capogruppo non voglio sentir parlare di espulsioni: abbiamo tante altre cose più impellenti di cui discutere» assicura il deputato Cecconi.
Tutto a posto? Pace fatta? Nemmeno per idea. Se i falchi frenano, in attesa di tornare all'attacco quando le acque si calmeranno, i ribelli agiscono. Il toscano Artini, diventato punto di riferimento per un pezzo del M5S, insieme ad altri «ribelli» è deciso a porre la questione ai vertici: cos'è diventato il M5S? È ancora un movimento politico o è una macchina per produrre clic?
Una richiesta di chiarimenti, per ricucire la frattura, che già si sa verrà rispedita al mittente dal «Giangi», come la minoranza chiama ironicamente Casaleggio. Una prova di forza che, sono convinti in molti, porterà a un esito già messo in conto: l'uscita di una ventina di deputati dal gruppo M5S alla Camera, attualmente composto da 102 membri. Esattamente quel che vogliono i falchi, che in questo caso otterrebbero la fuoriuscita senza neppure spargimenti di sangue.
Il sospetto che l'epurazione sia programmata da tempo emerge anche da un dettaglio che i parlamentari M5S non allineati stanno condividendo nelle ultime ore. E cioè un «Fondo rischi», messo nel bilancio di previsione 2014 del gruppo M5S alla Camera, che consiste in uno stanziamento del 15% sui quasi 4,5 milioni percepiti come finanziamento da Montecitorio. Vale a dire circa 1,5 milioni, che secondo i calcoli dei dissidenti costituisce proprio quel che verrebbe a mancare con la cacciata di una ventina di deputati. Insomma, un «fondo espulsioni», almeno così viene interpretato, in attesa di nuovi clamorose rotture.
L'attenzione, adesso, è tutta puntata sul 7 dicembre, quando a Parma si terrà la kermesse del sindaco (dissidente) Federico Pizzarotti.
Una «scuola di formazione per amministratori» che però si è già trasformata in una convention dei ribelli M5S. Presenti Artini, gli altri deputati M5S e gli attivisti di «Occupypalco». La scissione sembra ormai inevitabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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