I comandanti dei fratelli killer andavano in moschea a Milano

Dietro l'addestramento di Cherif e Said Kouachi una scia che va dall'Italia alla Tunisia. I capi del movimento jihadista che li ha reclutati frequentavano il centro di viale Jenner

Le immagini di Cherif Kouachi durante la sorveglianza dei servizi segreti
Le immagini di Cherif Kouachi durante la sorveglianza dei servizi segreti

Una pista «italiana» legata alla Tunisia e al gruppo del terrore Ansar al Sharia si intreccia con i contatti dei fratelli ricercati per l'attacco di Parigi. Tutto ha inizio una dozzina di anni fa quando Cherif Kouachi, il maggiore fra i due, viene attirato dalla piovra integralista. Gli mettono in testa che «è un bene farsi saltare in aria in Iraq». L'aspirante terrorista si offre per attacchi a obiettivi israeliani, ma non riesce a partire per la guerra santa. Lo arrestano prima e si becca tre anni di galera per aver fatto parte di una rete jihadista chiamata del «19mo arrondissement». Uno di suoi mentori è un veterano dell'Iraq, Boubaker Al-Hakim, nome di guerra Abou Mouqatel pure lui finito dietro le sbarre. Le «reclute» come Kouachi lo considerano «un esempio per tutti i fratelli in armi». Proprio in carcere il fratello maggiore dei terroristi ricercati diventa sempre più radicale. Al Hakim non è uno qualunque, ma fa parte della cupola della guerra santa tunisina guidata da Londra da Seifallah Ben Hassine, nome di battaglia Abou Iyadh. La rete ha addentellati anche in Italia con il «gruppo di Milano», che frequenta la moschea di viale Jenner. Gli uomini di Abu Iyadh nel nord Italia sono Sami Ben Khemais Essid and Mehdi Kammoun, che finiscono in una famosa inchiesta dell'allora pm Stefano Dambruoso. Ambedue vengono condannati per i complotti di Al Qaida in Europa e poi espulsi in Tunisia dove finiscono in carcere. Grazie alla primavera araba escono di prigione grazie ad un'amnistia. Stessa sorte riservata al capo Abou Iyadh ed Al Hakim, mentore dei sospetti terroristi dell'Hebdo, espulso dalla Francia.

Il gruppo si riunisce e fonda Ansar al Sharia. Il capo si fa fotografare durante un comizio in Tunisia assieme ai capi cellula che avevano vissuto in Italia. Alle spalle hanno la bandiera nera del Califfato, ancora poco nota. Secondo Tunisie secret , un sito che pubblica notizie riservate, la cupola «italo-francese» di Ansar al Sharia, alla fine del 2011, decide di mettere in piedi un campo di addestramento a Derna, in Libia. Pochi mesi dopo i suoi miliziani sono accusati dell'omicidio dell'ambasciatore americano a Bengasi.

Tunisie secret scrive che nel 2012, Said Kouachi, il fratello minore del gruppo di fuoco dell'Hebdo passa «una vacanza in Tunisia» dalle parti di Hammamet. Nel gennaio 2013 il maggiore, Cherif, avrebbe fatto lo stesso rinsaldando i contatti con Al Hakim. Il mentore che lo ha portato sulla strada della guerra santa si sposta in Libia con il capo di Ansar al Sharia guidata dalla cupola di cui fa parte anche il vecchio «gruppo di Milano». A questo punto le tracce sono confuse. I fratelli Kouachi sarebbero stati addestrati in Libia e poi avrebbero proseguito sulla strada della guerra santa partendo con altri volontari per la Siria.

Il condizionale è d'obbligo, ma nel paese travolto dalla guerra civile uno dei comandanti dello Stato islamico è Salim Benghalem finito sulla lista nera degli Usa nel settembre 2014. Un altro contatto «francese».

Nel 2010, quando Cherif Kouachi era sorvegliato per un piano mai attuato di evasione di un jihadista in carcere, Benghalem faceva parte dell'allegra compagnia. Dalla Siria i fratelli della guerra santa sarebbero rientrati in Francia, via Turchia, pronti a colpire nel cuore di Parigi.

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