I gialloverdi non mollano e cercano "flessibilità" per spendere in deficit

Solo il reddito di cittadinanza costa 17 miliardi Il capitolo manutenzione infrastrutture e scuole

I gialloverdi non mollano e cercano "flessibilità" per spendere in deficit

Roma Movimento cinque stelle e Lega non mollano. Non bastano i tanti indicatori piovuti sull'Italia negli ultimi mesi, che suonano come una bocciatura del governo sui temi economici. I partiti della maggioranza e i due vicepremier hanno una cosa chiara in testa: come spendere soldi. L'onere di trovare le risorse resta al ministro dell'Economia Giovanni Tria al quale hanno chiesto di impegnarsi con la Commissione europea per ottenere il permesso di spendere in deficit.

Il disavanzo strutturale previsto dai patti con Bruxelles è dello 0,6%.

Il ministro Tria punta a strappare il permesso di portarlo all'1,5% del Pil. Lega e Movimento cinque stelle puntano più in alto, a un disavanzo vicino al 2%. Oltre ai 14,5 miliardi per neutralizzare gli aumenti dell'Iva ci sarebbe spazio per finanziare parte del reddito di cittadinanza e altre misure care alla maggioranza.

Per il sussidio universale caro ai pentastellati servono in tutto 17 miliardi. Il primo partito della maggioranza sta lavorando a coperture che, dal punto di vista del ministero dell'Economia, devono essere a prova di bomba. Senza contare che tutte le ipotesi fatte fino ad oggi, come il taglio delle agevolazioni fiscali, potrebbero creare ulteriori problemi politici. Nel menu c'è la riforma della legge Fornero sulle pensioni. Il governo vuole ancora introdurre quota 100, dalla somma tra età anagrafica e contributiva. Ma anche su questo progetto piovono critiche.

Ieri la Uil ha messo in evidenza come per alcuni lavoratori, quelli che oggi hanno diritto all'Ape sociale, l'anticipo pensionistico fino a tre anni, la riforma della legge Fornero si tradurrà in un ritardo di circa 4 anni.

C'è poi da finanziare la riforma fiscale, con misure a favore delle imprese. Confindustria è sul piede di guerra dopo un provvedimento fortemente penalizzante come il decreto Dignità e delusa dalle anticipazioni della legge di Bilancio.

Poi tutto il capitolo infrastrutture. L'ambizione del governo è varare un piano che metta mano alle situazioni più critiche dal punto di vista della manutenzione. Compresa l'edilizia scolastica. Facile invocare con l'Europa le circostanze eccezionali dopo la tragedia del ponte Morandi di Genova.

Per Bruxelles l'Italia ha però già ottenuto tutta la flessibilità possibile. Ora può ottenere al massimo il permesso per una cifra inferiore al miliardo.

Il governo ha in testa misure diverse. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, uomo chiave della legge di Bilancio, vorrebbe che le spese per gli investimenti in infrastrutture fossero esclusi dal calcolo del deficit.

Quindi la possibilità di sforare il 3%. Il ministero dell'Economia lavora su obiettivi meno ambiziosi, ma in generale la filosofia di fondo di Giorgetti è condivisa anche da Tria. Una partita complicata che il governo ha buone probabilità di perdere.

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