Il sondaggio, realizzato da Nando Pagnoncelli e pubblicato dal Corriere della Sera, aumenta la distanza tra Lega e Cinque stelle. Non solo elettorale ma soprattutto politica. Il Carroccio raggiunge la vetta più alta, dal 4 marzo ad oggi: 35,8%. I Cinque stelle sono in caduta libera, scivolando dal 32,7 delle politiche di un anno fa, al 25, 4 di oggi: meno 7 punti in altrettanti mesi di governo. Il sondaggio rischia di aver un impatto devastante sugli equilibri interni del governo guidato da Giuseppe Conte, aprendo una corsa al riposizionamento tra i due azionisti della alleanza gialloverde. L'ansia della prestazione, ma soprattutto il timore di scivolare ancora più giù nei consensi, spinge i grillini a una difesa dei propri cavalli di battaglia. La Lega, premiata fino ad oggi nei sondaggi, non vuole cedere il fianco al pressing grillino. Tra due alleati che guardano i sondaggi c'è di mezzo, l'Italia. La necessità di un governo che dia risposte ai cittadini, senza rincorrere i sondaggi; e di un esecutivo che sciolga i tanti nodi che frenano l'attività politica.
Il primo nodo è la Consob. Beppe Grillo ha dato il via libera al nome dei Cinque stelle per la guida dell'authority: Marcello Minenna. «Elevato garante vuole esprimere un parere su garanzia cittadini per nomina #Consob: senza dubbio #Marcellominenna», ha scritto Grillo su Twitter. La Lega dovrebbe accettare di far passare l'indicazione pentastellata. Altre due poltrone vanno occupate nei prossimi due mesi: Inps e Inail. Al posto di Tito Boeri, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio vorrebbe spedire un suo consulente: Pasquale Tridico, l'ideatore del reddito di cittadinanza. Scelta che non convince Matteo Salvini: alla fine lo schema potrebbe essere un leghista all'Inps, un grillino all'Inail.
La distanza tra Carroccio e M5s è tanto netta quanto evidente sulla Tav: il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari si è unito alla piazza di Torino per dire sì all'Alta velocità. I grillini vogliono mantenere, con il no al Tav, l'unica bandiera delle vecchie battaglie politiche. Il ministro dell'Interno propone la soluzione di un referendum. Ma sia Di Maio che il presidente della Camera Roberto Fico si sono schierati contro. Evidentemente, ne temono l'esito. È una questione di vita o morte, per la Lega, il decreto per l'autonomia.
La fronda del nord, formata dai governatori Luca Zaia (Veneto) ad Attilio Fontana (Lombardia), spinge Salvini con le spalle al muro: a febbraio va trasformato in legge l'esito del referendum di un anno fa. Ma il M5s teme un impatto negativo in termini di voti al Sud con l'autonomia alle Regioni del nord. Anche qui il sondaggio di Pagnoncelli giocherà un ruolo decisivo: Di Maio e Fico potrebbero rallentare l'iter, per contenere l'emorragia di consensi.
Altri due fronti sono aperti nel governo: legittima difesa e trivelle. Sul primo capitolo, Salvini punta a chiudere la partita entro febbraio; per andare al voto con un altro risultato in tasca.
Deve superare l'ostacolo della fronda grillina, legata a Fico, che vuole mettere il bastone fra le ruote. Un'altra fronda, leghista, punta, invece, a far saltare lo stop, imposto dal vicepremier Di Maio, alle trivellazioni per tre anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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