I l modo ancor offende la memoria dei senatori. Un voto di fiducia (l'ennesimo). Un voto «al buio». Un voto, quello che si è consumato nella notte tra sabato e domenica a Palazzo Madama, che segna una delle pagine più buie della nostra democrazia parlamentare.
Avevano promesso di aprire le istituzioni parlamentari come «scatolette di tonno». E invece i grillini hanno compiuto la più veloce delle involuzioni. Non soltanto sono riusciti a far votare al buio la Legge di Bilancio, ma hanno anche usato lo strumento del voto di fiducia come, se non di più, dei governi che li hanno preceduti e che loro hanno tanto esecrato non soltanto nella sostanza dei provvedimenti ma anche, se non soprattutto, nel loro modus operandi. Una ricerca del portale Openpolis dimostra che oltre il 31% delle leggi è stato approvato con la fiducia. Avevano fatto peggio solo un governo tecnico - quello di Monti (45%) - e quello di Gentiloni (35,9%).
L'esecutivo gialloverde ha dunque superato il governo Letta (27,7 per cento) e quello di Renzi (26,7%). Per l'ultimo governo Berlusconi la percentuale era invece appena del 16 per cento. Volevano, insomma, marcare la differenza e mostrare che la trasparenza era la cifra essenziale del loro modo di gestire la cosa pubblica. E invece la vecchia strategia parlamentare fatta a colpi di decreti d'urgenza e voti di fiducia ha preso il sopravvento. Con un'unica differenza: l'attività parlamentare è sempre più accessorio. Basta sfogliare i dati che periodicamente raccoglie Openpolis per rendersi conto che l'esecutivo gialloverde tiene a bacchetta la propria maggioranza a colpi di fiducia. Soltanto nell'ultimo mese di dicembre, per esempio, il ricorso al voto di fiducia è avvenuto ben quattro volte (uno alla settimana), segno di nervosismo e di incertezza.
D'altronde le idee del governo guidato da Giuseppe Conte sembrano poche oltre che confuse. Dati alla mano (la fonte sempre Openpolis), in un confronto con gli esecutivi Letta, Gentiloni e Renzi, ed escludendo le ratifiche dei trattati internazionali, il governo Conte appare come quello che ha presentato «meno provvedimenti nei primi sei mesi» di attività: sono in tutto 21 (11 decreti e 10 disegni di legge). L'iniziativa governativa è predominante rispetto a quella parlamentare. Da inizio legislatura sono state approvate 19 leggi di cui il 79% proposte del governo (contro le 26 approvate dal governo Letta e le circa 50 degli ultimi due esecutivi). E soltanto Gentiloni e Renzi hanno sfruttato più volte il voto di fiducia nei primi sei mesi. Dodici e nove volte contro le sette dei gialloverde. Quasi due terzi - oltre il 61% - delle leggi approvate sono conversioni di decreti: dal 2013 a oggi si tratta della percentuale più alta. Segno evidente dello svuotamento di potere del Parlamento.
Un indirizzo
«politico», questo, che ha spinto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia degli auguri natalizi al Quirinale, a lanciare l'allarme e a ricordare che «la centralità del Parlamento va rispettata».
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